“Si è ciò di cui si ha cura”

Detto giapponese

Noi umani amiamo le classificazioni e le etichette: buono – cattivo (uno è bene, l’altro è male), facile – difficile (uno lo faccio, l’altro no), mi piace – non mi piace (uno lo mangio, l’altro te lo mangi tu).

Pare che il mondo si possa schierare in categorie nette e ciascuno sceglie dove stare (senza considerare le classi intermedie).

E questo è logico per un cervello, il nostro, che adora la vita facile ed è “cervellocentrico” (ossia considera e sdogana principalmente quello che è in linea con le sue abitudini e che costa poca fatica).

Sappiate che questo (vita facile, risparmio energetico e così via) è buona cosa: l’evoluzione ci vuole prestanti ed adattati quindi poche smancerie e veniamo al sodo; il cervello nostro sa fare bene il suo lavoro e azione=reazione=scelta lo abbiamo imparato tanti, ma tanti anni fa, ed è ancora una buona soluzione. Lo è, buona, quando si tratta di salvare la pelle.

Già, ma siamo uomini e donne dell’era moderna e non ci viene chiesta esclusivamente la sopravvivenza: siamo chiamati ad eccellere ed essere sani, forti e pure belli.

Meno male che impariamo in fretta (si fa per dire) e capiamo che certi impulsi o risposte immediate forse non sono la tecnica migliore per emergere ed avere una vita felice.

Anche a voi hanno detto: ”puoi fare di più e meglio per ottenere ciò che vuoi?”. Questo ritornello scoccia alquanto ma ci mette tutti sull’attenti. Perché “suona” vero. E tutti sappiamo che è così.

Peccato che al cervello piace poco la critica e anche la richiesta del “di più”. Sì, perché “di più” in sé, non vuol dire nulla.

Di più rispetto a cosa? A chi? E, soprattutto, perché? Precisione prego!

C’è da perderci la testa e mettere in subbuglio la pancia.

La pancia.

Ci sono quelli che dichiarano di decidere “con la pancia” ossia con l’istinto, l’intuito, le sensazioni viscerali e che proprio grazie a tale “magico tocco” riescono a prendere le migliori decisioni. In ogni dove.

Voi dove vi collocate? Siete pensatori “cervelloriferiti” ossia raziocinanti o siete istintuali per partito preso?

Sapete che c’è? Avete ragione tutti.

Fissalo nella testa e nella pancia: noi siamo un potente mix delle due cose (testa e pancia) ed proprio grazie a tale duetto che siamo esseri umani e non altro (animali, piante o extraterrestri).

Testa + pancia è la nostra fortuna, è il vantaggio competitivo che gli altri viventi (almeno sul pianeta Terra) non possiedono. Eppure è affare delicato l’unione e la messa in accordo delle due parti. E “solo” perché non sappiamo come fare. Nessuno ci ha fatto lezione su questo e siamo in balia, a seconda dei momenti, di uno (testa) o dell’altra (pancia).

E’ il momento di dichiarare la tregua e di fondare la nuova federazione “testa + pancia” e, finalmente, viverci il tempo in armonia con scelte a doppio vantaggio: quello offerto dalla testa e quello suggerito dalla pancia.

Io non mi pronuncio in ambiti che conosco poco (qui, in me, la guerra fra i due protagonisti è ancora in atto) ma posso darvi una mano in ambito alimentare. Perché è proprio su questo terreno che si scatenano le dispute più accese. Vero?

Vero.

Quando si tratta di mangiare, scegliere cosa, capire come soddisfare un cervello drogato di cibi “buoni” a cui non vuoi/puoi rinunciare e il desiderio di salute e linea proclamati dalla pancia, si palesa lo scontro che non ti lascia in pace e che ti fa sentire in colpa. Ed è la radice dei tuoi mali odierni e, probabilmente, di quelli futuri (giusto per citarne alcuni: sovrappeso, in particolare aumento del girovita, cellulite, glicemia, colesterolo, trigliceridi elevati, ipertensione, disturbi gastrointestinali e del sonno; disturbi alimentari come compulsioni o estremismi rigidi. Mi fermo qui solo perché gli altri acciacchi sono per lo più figli di questi).

Ora ti dico perché.

Sul perché ne ho parlato e scritto spesso: i cibi che ti piacciono sono quelli che richiamano l’infanzia, quelli che la tua famiglia ha preparato per te e che lei ha appreso dai tuoi nonni e loro dai tuoi bisnonni. Tu hai imparato a camminare e a mangiare come ti hanno insegnato. Una sorta di eredità familiare. In alcuni casi è onorevole ma la maggior parte delle volte è piuttosto restrittiva e di parte.

Morale: alcuni alimenti proprio non li consideriamo perché non è nostra abitudine (un esempio? Al nord i legumi si mangiano quasi esclusivamente a capodanno come corollario del cotechino. Al sud sono ingrediente di svariate ricette). Poi, da grandi, usciti dal nido, siamo andati alla scoperta di altro per conto nostro (ristoranti, giro in solitaria al supermercato, nuovi rituali in altre famiglie) e abbiamo provato quello che il marketing degli alimenti offre: leccornie di ogni tipo dal salato al dolce. Qui si è consolidato il nostro gusto che, come puoi notare, non è esattamente un’opera tutta tua: all’abitudine si è aggiunta la dipendenza (il mercato offre tantissimi cibi che, come vere e proprie sostanze stupefacenti, obbligano il cervello a servirsene sempre) che è diventata uno stile alimentare. Ti lascio pensare al tuo di stile alimentare che rispecchia il tuo stato fisico e mentale attuale. Prova ad abbinare le due cose e scrivimi cosa hai capito.

Ora ti dico come puoi fare.

Qui ti prendo per mano e ti accompagno passo passo. Si fa così agli inizi, giusto?

PRIMO PASSO: non si improvvisa. SI SCEGLIE.

Per almeno una settimana esercitatevi a SCEGLIERE cosa mangiare ai pasti: niente “apro il frigo e mangio o improvviso una ricetta con quello che c’è”. Questa è la tipica “sciatteria alimentare” pericolosa e pure falsa. Pericolosa perché quello che staziona nel frigo, quasi sempre, è la stessa schiera di alimenti che sei abituato a mangiare. Falsa perché quello che c’è è quello che compri pensando alla lista della spesa; non è casuale, non è capitato nel frigo accidentalmente. Davanti agli scaffali del supermercato il tuo cervello ha dato il comando alla mano di prendere quell’articolo, di quella marca e di quel sapore che vuoi sentire tra i denti.

Ti è chiaro?

Non farlo per una settimana. Per 7 giorni non andare in automatico e chiediti cosa è bene mangiare e cucinare a colazione, pranzo e cena. Per te.

Ti sorprenderai delle risposte e di quello che metti in tavola. Poi ascolta, dopo avere mangiato, cosa ti dice la testa, la pancia e aspettami. Ci sono gli altri passi da compiere insieme.

Ancora non lo sai ma, questo, è un percorso di consapevolezza che ti fa bene e ti porta, gentilmente, ai risultati che desideri da tempo.

Restate con me. La prossima settimana scrivo del passo 2. E pure del 3. Siete svegli e veloci, questo lo so.

Non mancate.

IO CI SARO’

GRAZIE