Secondo voi, la felicità ha un sapore? E se sì, quale?

Sembrano domande oziose, ma non lo sono. Seguitemi nel ragionamento.

Fermo restando che la felicità è davvero un concetto indefinibile e soggettivo (la felicità si prova, non si esprime a parole e per ciascuno ha sfumature e risonanza emotiva diverse) pare che esistano sapori a cui associarla.

Alcuni cibi o bevande procurano ai sensi una vera estasi che, per il tempo della degustazione, sanno scatenare un vero giubilo mentale e fisico.

In parte, esiste una spiegazione scientifica.
Il cervello dei viventi risponde alla logica della gratificazione: sono portati a ricercare quanto fa stare bene e rifiutare (o non apprezzare) quanto costa fatica o dolore.
Quello che ci piace è così piacevole perché a livello neuronale vengono prodotti specifici neurotrasmettitori ed ormoni che “accendono” le aree del piacere; viceversa si hanno scariche di altre sostanze che allarmano e spingono al rifiuto.
Questo meccanismo è molto utile ora e lo è stato per i nostri progenitori: sappiamo discernere quanto ci fa bene o male così da evitare pericoli e restare vivi e in salute.

Nel caso specifico dei sapori, ci sono categorie alimentari in grado di accendere le aree del piacere in tempi molto brevi. Ricercatori di autorevoli studi hanno constatato che tale effetto viene “memorizzato” a lungo termine così da creare una sorta di dipendenza.
In altre parole, si desidera ancora ciò che è piaciuto e tale piacere vuole essere soddisfatto e reiterato.

In realtà si è visto che non sono tanto i cibi in sé a provocare tutto questo; ma il loro contenuto energetico e la loro sapidità.
Quello che ci rende “dipendenti” da alcuni alimenti sono:
GLI ZUCCHERI, I GRASSI E IL SALE

Il cervello umano è in grado di stimare il contenuto di energia e grassi presente negli alimenti solo osservandoli. Anche se l’epoca delle carestie è lontano, il cervello tende a soddisfarsi facendo scorta di alimenti calorici: è così attirato dalle calorie da esserne dipendente!. E’, questo, il risultato di uno studio pubblicato a febbraio su Neuroimage.

Tutto ciò è noto ai produttori alimentari e, infatti, la maggior parte dei prodotti confezionati sono arricchiti di zucchero, grassi e sale; irresistibili per il nostro cervello!
Vi dirò di più: si studia appositamente il cosiddetto “bliss point”, o punto di beatitudine, per confezionare un prodotto che scateni nel nostro cervello un piacere intenso.
Perché?
Perché così lo compriamo, lo consumiamo e lo desideriamo.

Ecco qualche esempio.

A tutti, o quasi, piacciono le patatine (un concentrato di zuccheri, grassi e sale. Da ricordare anche l’effetto “crock” durante la masticazione che piace moltissimo al cervello. Hanno studiato anche questo; ebbene sì!) a moltissimi piacciono gli affettati (grassi e sale a non finire) e poi ci sono i biscotti, le merendine, il cioccolato, il gelato (in tutti un’apoteosi di zucchero e grassi) e la lista è davvero lunga. Le bevande non sono da meno. Moltissime dipendenze alimentari riguardano proprio le bevande: quelle gasate zuccherine, i succhi di frutta, i tè in bottiglia sono così pieni di zucchero che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato essere la causa dell’obesità infantile e adolescenziale negli Stati Uniti d’America (e non solo; l’Europa non scherza per niente).

Potrei citarvi ancora tanti esempi, ma vorrei porre la vostra attenzione sul fatto che si tratta per lo più di cibi confezionati ossia pronti (sono comodi, lo so, ma si paga un vero scotto nel consumarli spesso) e non di “cibo vero”.

Per esempio, i sughi pronti sono gustosi perché arricchiti di sale, zucchero (sì, zucchero!), grassi ed esaltatori di sapidità (sempre della categoria del sale); i primi e i secondi piatti pronti da scaldare e consumare hanno una piccola percentuale di ingrediente base; il resto è aggiunta a base di grassi, zucchero e sale.
Addirittura i legumi e verdure in scatola sono conservati in un’acqua di governo ricchissima di zucchero!
Zucchero e sale sono ottimi conservanti!
Ma anche la carne e il pesce preparati (hamburger, polpette ecc) sono addizionati di sale e zucchero.
Ma molti non lo sanno; non sanno che quello che mangiano ha subito una certa lavorazione e aggiunta: la leva commerciale è la praticità e bontà del prodotto. Lo dice anche la pubblicità!

Per legge, tutto è riportato in etichetta. La lista degli ingredienti dichiara quasi ogni cosa presente nel prodotto ma pochi (diciamo per lo più gli addetti ai lavori) sanno decodificare.

Il fatto è che molti prodotti così “manipolati” sono rivolti ad un pubblico giovanile; moltissimi ai bambini. E’ tristemente noto il fatto che i bambini italiani sono i più grassi d’Europa. La stima è di 4 milioni e più di bambini italiani sovrappeso. In testa la Campania, seguita da Lombardia, Puglia e Lazio. Le nuove generazioni crescono con cibi arricchiti e si muovono poco. Per questo sono sovrappeso.

E voi, siete sicuri di scegliere cosa mangiare ogni giorno?
Esiste un legame preciso tra quello che mangiamo e i nostri sentimenti; alcuni alimenti sono dichiaratamente ansiolitici e vengono scelti quando si è un po’ giù. E sono quelli che stimolano il piacere perché contengono zuccheri, grassi e sale che, a livello cerebrale, inducono liberazione di endorfine; gli ormoni del benessere.

Eppure tutti, proprio tutti, riconoscono la bontà di un piatto cucinato bene con ingredienti genuini senza trucchi.
Come un sugo, fatto in casa, a cottura lenta, che rilascia il buono degli ingredienti base sani e reali, senza troppe aggiunte, o, ancora, un piatto di pasta o un dolce o quello che vi piace cucinato ad arte non ha bisogno di nulla di più di quello che richiede la ricetta per essere gustato e goduto.

Si aggiunge, si copre, si mitiga, quando si cela qualcosa. Se il pesce non è di prima qualità, si copre il sapore con il condimento (grassi e sale); se un dolce non è preparato con gli ingredienti migliori basta farcirlo con creme molto dolci a base di cioccolato o crema (zuccheri e grassi).

Il gioco è sempre quello: inebriare il cervello con i 3 elementi (zucchero, grassi e sale) che rendono tutto più buono. Per il cervello, ingannato. Non per il corpo e la sua salute.

Zucchero, grassi e sale sono i 3 “killer” che minano salute fisica e mentale.
Creano infiammazione (alla base di tutte le patologie), obesità, alternanza umorale (up and down glicemici che destabilizzano e mortificano umore e voglia di fare) che impattano sull’armonia corporea e mentale.

Che sapore ha la felicità?
Chiedetelo agli anziani, che certo non avevano a disposizione i cibi pronti, e vi parleranno della loro cucina a base di ingredienti semplici e del tempo, e della cura dedicata alla preparazione del cibo. Che era poco, ma era “vero”, lavorato nella terra e cresciuto con lo scopo di nutrire, dare vita ed energia al corpo.

Chiedetelo a chi, per davvero, ha fatto della cucina un’arte raffinata di gusto e nutrimento. Mai si sognerebbe di suggerirvi aggiunte o scorciatoie per rendere gradevole un piatto.
Non a tutti piace vincere facile.

E hanno ragione; prova ne è che quando vogliamo mangiare bene andiamo nei ristoranti/trattorie o a casa di amici o della nonna dove si cucina “come una volta”, dove sappiamo che gli ingredienti sono sani e locali; dove abbiamo la certezza che il cibo venga cucinato con le migliori intenzioni e tecniche di cottura.
Perché, anche se ci facciamo sedurre dal facile e buono dell’immediato, lo sappiamo che quello che ci fa bene ha un sapore diverso.
Scoccia ammetterlo ma è così.

Il salto di qualità non prevede la rinuncia penosa; ha qualcosa a che fare con la consapevolezza, il sapere per gestire e scegliere. Che rimanda alla libertà. Di fare e decidere il meglio per sé nel momento preciso in cui si è chiamati a scegliere.

Personalmente non amo gli estremismi: il rigore stretto o le briglie sciolte. Il pensiero di Epicuro lo spiega meglio e recita: ”Per essere felici è necessario vivere nel piacere, ma questa condizione va vissuta con prudenza”.
Che in ambito alimentare è perfetto.
Prudenza e consapevolezza nelle scelte alimentari quotidiane; ossia sii cosciente di quello che porti alla bocca. Sii presente mentre selezioni i tuoi acquisti e consumi il pasto.
Godine senza abusarne.
Perché l’abuso genera schiavitù ossia un desiderare che ha il sapore della tensione, dell’agitazione verso qualcosa che mai ti soddisfa e continua a pretendere la tua attenzione.

Nessuno vuole essere dipendente, ma nessuno vuole essere privo del piacere.

Quello che ti piace tanto se mangiato spesso e in grande quantità perde magia e gusto. Perché il godere dell’agognato piatto, o momento sperato, chiede attesa, parsimonia e preparazione lenta, attenta, ricercata. Appositamente pensata.
Il tuo cervello si aspetta qualcosa di buono. E lui, il cervello, e il corpo nel suo insieme, sanno ripagare con quella sensazione indescrivibile di piacere lento ma costante che va avanti anche quando l’effetto iniziale svanisce. Si chiama benessere.

Dov’è la linea di demarcazione tra poco o troppo? Dove sta l’equilibrio tra le parti?
Non esiste la “dieta della felicità” come non esiste la formula magica che risolve tutto.
Però esistono modi e stili di vita (alimentari, comportamentali, di pensiero e progettuali) che mimano e riproducono quel piacere sottile, potente, a tratti evanescente, del benessere. Ci sono “cervelli” che lo sanno fare. E non parlo di illuminati o saggi antichi o scienziati dalle menti superdotate.
Esistono, eccome se esistono, persone “comuni” che sanno davvero come si fa. Io ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscerle; alcune lo sono diventate strada facendo, seguendo un percorso alimentare e di vita.
E voi le conoscete? Voi stessi avete trovato la vostra formula che ha il sapore della felicità?
Vi invito a commentare e a darmi il vostro parere.
Serve a me e a tutti gli altri. Si parla di felicità, cibo e altre questioni di umana natura. Mica quisquilie…

Perché tutti siamo nella stessa condizione di dipendenza e desiderio di libertà.
Siamo umani e certe cose piacciono proprio a tutti. Ma ognuno ha il personale modo di goderne. Che può essere prezioso per qualcuno altro.
Così si cresce; lo scambio e la collaborazione arricchiscono. Le vostre idee, anche e soprattutto se divergenti, sono finestre sull’inedito. Che possono accendere nuove verità.
Grazie per il vostro contributo

IL MOTTO DI QUESTA SETTIMANA E’:
LA FELICITA’ HA (ANCHE) IL SAPORE DELLA LIBERTA’
Vi aspetto. La prossima settimana Io ci sarò.
Grazie