“Agisci come se quel che fai facesse la differenza, perché la fa”
William James

Davvero abbiamo la possibilità di allungare la nostra vita? In salute e lucidi intendo.
Il sogno dell’immortalità rimarrà sempre tale, ossia solo un sogno?

Come vi anticipavo nel precedente articolo, esistono zone nel mondo (Blue Zone) dove alcune persone si stanno “allenando” allo scopo.
Chissà se ne sono consapevoli e se esiste in loro una precisa volontà verso una forma di immortalità!
Non lo sappiamo ma sappiamo, grazie agli studi iniziati dieci anni fa da G. Pes e M. Poulain, che gli abitanti delle “Blue Zone” vivono più a lungo rispetto alla media mondiale. Hanno una minore incidenza di malattie cardiovascolari, tumorali, metaboliche (diabete, ipertensione, iperlipemie), mentali (demenze). E sono più felici.
Proprio così. La felicità (o se volete serenità, equilibrio, pace o altri termini che rimandano al benessere a tutto tondo) è uno dai fattori da non trascurare. Neanche un po’.

Le aree “Blue Zone” sono:

  • Sardegna (Ogliastra e Barbagia nel nuorese, Italia)
  • Okinawa (Giappone)
  • Isola di Ikaria (Grecia)
  • Nicoya (Costa Rica)
  • Villaggio di Loma Linda (California meridionale)

Zone sparse nel mondo quindi, senza una vera corrispondenza geografica ma, prevedibile, con caratteristiche ambientali e stili di vita che le accomunano, capaci di incidere e influenzare la longevità umana al di là dell’ereditarietà. Come spiega l’epigenetica.
Vediamoli insieme. 

1) DIETA RICCA DI VEGETALI E RESTRIZIONE CALORICA.
Di tutti i fattori extra genetici che influiscono sulla longevità, la dieta è senza dubbio uno di quelli principali. Le capacità ossidanti di alcuni nutrienti possono favorire un clima reattivo all’interno della cellula con conseguente danno al DNA; per contro, gli alimenti antiossidanti favoriscono la rimozione dei radicali liberi e contribuiscono a preservare il genoma.
Per esempio, uno studio recente ha dimostrato che l’ingestione dei fenoli, sostanze presenti nell’olio extravergine di oliva, migliora nel lungo termine le capacità motorie e la memoria.
Il resveratrolo, un tipo di alcol organico presente in molti alimenti vegetali, tra cui la buccia degli acini d’uva, pare sia capace di riparare le cellule invecchiate. E poi il licopene presente nei pomodori anch’esso cruciale nei processi riparativi.
Sempre presenti in tutti gli studi a tema, ci sono le vitamina C, E e quelle del gruppo B, reputate vere “pillole di salute e longevità”. Si trovano in abbondanza in frutta e verdura.
Anche le fibre, abbondanti nei vegetali, pare abbiano azione protettiva contro lo stress ossidativo e preservano la salute dell’intestino (sede delle difese immunitarie quindi della lotta contro le patologie).

Tante altre molecole in diversi alimenti (per lo più vegetali) sono state isolate ed elette “anti aging” in quanto capaci di provocare nella cellula una riduzione dell’espressione di geni tipici della senescenza.

Tuttavia quello che più colpisce è la restrizione calorica ossia la riduzione delle calorie ingerite al giorno. Gli studi hanno dimostrato che, a seconda dell’intensità della riduzione e dello stato generale dei soggetti, le aspettative di vita aumentano fino a raddoppiare.
Per capire come è possibile e perché la riduzione dell’introito alimentare aumenti la salute e la vita, gli scienziati hanno studiato la via dell’insulina, l’ormone nutrizionale per eccellenza, prodotto dal pancreas. L’insulina ha il compito di sequestrare lo zucchero dal sangue e stoccarlo nelle cellule per il loro fabbisogno energetico. Il rilevatore ematico è la glicemia che stabilisce se nel sangue c’è troppo zucchero (il valore desiderato è sotto i 100); indice che l’insulina non ha fatto per bene il suo compito. Ma deve fare il suo lavoro per bene! Altrimenti il mancato suo operato si esprime con la patologia diabetica (tra le cause di mortalità nei paesi industrializzati) e modifiche avverse a livello del nucleo cellulare.
Una dieta ricca di carboidrati (ad alto indice glicemico) protratta nel tempo rema contro la salute e la longevità.
La restrizione calorica non solo corregge il tiro del mancato lavoro insulinico, induce anche i processi di autofagia e apoptosi attraverso i quali la cellula elimina le scorie ed i rifiuti organici potenzialmente pericolosi (autofagia) e ricicla correttamente le cellule eliminando quelle più vecchie, meno efficienti, quindi soggette a rischiose mutazioni (apoptosi).

Questo è il primo “segreto” degli abitanti delle “Blue Zone” che, oltre a mangiare molti vegetali e limitare la quantità di cibo al giorno (soprattutto la cena), hanno menù a basso carico glicemico (pochi alimenti dolci e raffinati come pane, pasta bianchi, zucchero e dolciumi vari) e fonti sane di proteine e grassi (che derivano per lo più dal pescato, dai legumi, dalla frutta secca e dagli oli di oliva)
Insomma, mangiare meno (e meglio) per vivere di più è il loro primo insegnamento.

2) MOVIMENTO FISICO, MINORE STRESS EMOTIVO, RUOLO SOCIALE
Questa triade riassume una vita intera di gesti, abitudini, pensieri virtuosi che, giorno dopo giorno, assecondano il lavoro sincrono delle cellule rispettandone ritmo e natura; senza alcuna violenza, pressione o pericolo omeostatico. Un vero “scudo protettivo” che protegge e allunga la vita.

Da sempre chi vive nelle “Blue Zone” si sposta a piedi, anche per lunghe distanze e non sempre in pianura; è abituato alla vita attiva, al lavoro manuale e non sosta lunghe ore sulla sedia o sul divano per lavorare o guardare la TV o giocare con il telefono.
Chiamala semplicità, quasi primitività nel vivere, ma oltre a garantire conservazione e performance della massa magra (muscolatura,ossa, articolazioni, giunzioni) e del sistema cardiovascolare, riduce i fattori di stress tipici della vita moderna cittadina. Proprio quelli che logorano e che sono colpevoli della malattia, dell’invecchiamento e, ahimè, del “male di vivere”.

Gli anziani, inoltre, hanno un prezioso ruolo sociale indiscusso e prestigioso: sono i saggi, coloro che “sanno come si sta al mondo”, dispensano consigli e pratiche di vita e lavoro, educano i bambini e i giovani prendendosene cura. Questo è un atteggiamento che stimola le funzioni cognitive, mnemoniche e fa venire voglia di vivere. La tribù ha un potere salvifico per noi umani, esseri sociali e gregari.
Il National Geographic lo spiega definendola la “teoria della nonna”.
La famiglia nel suo insieme crea una rete sociale forte, solidale ed è messa al centro della vita e degli interessi degli abitanti. I rapporti umani sono intensi poco opportunistici, “sani” nel senso di veritieri perché basati sulla semplicità e immediatezza, appunto.

3) VALORI ETICI E SPIRITUALI
Che ci crediate o no, la scienza ha riconosciuto il potere del credo (sia esso religioso o comunque olistico – spirituale) come elemento di spicco. Pare che pregare, credere e uscire dagli schemi strettamente utilitaristici, diventa un processo metabolico capace di proteggerci.

Da cosa? Dalla sensazione di inadeguatezza, dall’abbandono, dal senso di incompiuto, dalla frustrazione e dall’ansia di prestazione di ogni genere e sorta. Tutte sensazioni fortemente stressogene. Quindi pro-invecchiamento.
Una sorta di terapia vincente che placa e giustifica quanto la mente non capisce, arrovellandosi senza trovare risposta.
Molti dei soggetti intervistati delle aree più longeve al mondo, hanno dichiarato di essere religiosi, di credere nell’Amore Superiore, di pensare che esiste “qualcosa di più”, oltre la nostra vita terrena.
Sapete? non importa quanto questo sia vero o meno; quello che fa la differenza e attrezza i longevi contro l’invecchiamento e la malattia, è il credere.
I ricercatori hanno constato che le credenze (non quelle che stimolano comportamenti distorti e distruttivi) agiscono come leve di stimolo potenti in quanto il cervello non distingue esattamente tra ciò che è reale da ciò che abita la mente e la coscienza. Praticamente, se tu credi, davvero, in qualcosa e poni attenzione ed energia mentale in essa, questa diventa reale. Almeno per te. E il tuo corpo, la tua mente, agiscono di conseguenza.
Un po’ come la frase di A. De Giorgio che citavo la volta scorsa: “Raccontatevi una bugia mille volte e diventerà realtà”.
In parole povere, che sia religione o altra scuola di pensiero, il tuo pensare mite, amorevole, volto all’amore incondizionato, altruistico e alla ricerca di un perché fuori dal rigore materialistico, ti fa stare bene, rallenta il processo di invecchiamento e concorre a proteggerti dalle patologie.
Soprattutto in Giappone (“Blue Zone” Okinawa) si è visto che le pratiche meditative, oltre allo stile alimentare morigerato e alla semplicità del vivere, agiscono benevolmente sulla capacità del corpo e della mente di rimanere più giovani.
Non chiedetemi perché. I ricercatori ancora stanno cercando un valido appiglio scientifico per spiegare ciò, che a mio avviso, si può spiegare fino ad un certo punto.

Forse hanno ragione loro, gli “anziani d’oro”, a non chiedersi tanti perché e..vivere e basta. Lo sanno tutti, la semplicità rende tutto più scorrevole. Forse dovremmo prendere esempio e, compatibilmente con la nostra vita, imitare certi atteggiamenti illuminati degli anziani illuminati.

O, forse, dovremmo lasciarci andare e lasciare andare, fluire ed accettare. Osservare e capire che la vita con le sue stagioni, insegna sempre cosa siamo e cosa possiamo fare.
Fermarci, respirare a pieni polmoni per ossigenare, pensare nella luce e non nel buio e renderci conto che quello che c’è può essere abbastanza.

Fa’ quello che reputi e “senti” giusto dunque, ma non dimenticare che sei quello che mangi, che respiri e che pensi. Ogni giorno.

Viva la Vita, in tutte le sue stagioni.

Se la settimana prossima sei in vacanza o resti in città, continua a seguirmi!
Ho in mente delle pillole “fresche e stuzzicanti” per te!
Non mancate. Io ci sarò.
Grazie