“Dobbiamo sempre provare a cambiare, a rinnovarci, a cercare di ringiovanirci, altrimenti diventiamo solo più duri”
Goethe

Questa ve la voglio proprio raccontare: è venuto in studio da me un nuovo paziente, di mezza età. Professionista milanese, padre di due figli, amante della cucina e della musica jazz.
La descrizione serve a darvi un idea del soggetto che, chiaramente, non profilerò ulteriormente per privacy (naturalmente ho chiesto il permesso per citarlo così, in forma anonima, in questo articolo).
In generale, tutti i pazienti che incontro sono fonte di novità e spunti di crescita professionale e personale; tutti sono unici e, in quanto tali, portatori sani di novità.
Ma il Signor X in questione è stato “illuminante”: lui è FLEXITARIANO!
Manca poco che cado dalla sedia! Lui, benevolo e comprensivo del mio “buco di conoscenza” mi spiega. E io lo spiego a voi. Vale la pena, credetemi.

Il termine “flexitariano” deriva dall’unione di due parole inglesi “flexible” (flessibile) e “vegetarian” (vegetariano). Il termine è stato coniato dalla reporter Linda Anthony nel 1992 (mica ieri) e nel 2003 l’American Dialect Society l’ha scelto come il più utile di quell’anno.
E io non ne sapevo nulla! A parte qualche “rumor” online; non è bello, ma con umiltà ho ammesso la mancanza e ho ascoltato attentamente. Poi mi sono documentata per capire e aiutarlo (si, mi ha dato fiducia, è rimasto e ha accettato di farsi seguire da me).
Sono davvero grata al Signor X per l’occasione di ricerca e di crescita professionale. Per lui e per i pazienti a seguire, ho cercato, studiato e fatto mio il metodo di questa corrente di pensiero alimentare nota per lo più negli USA.
Ma presto lo sarà anche da noi.
Ecco perché.

I flexitariani non sono vegetariani stretti ma “occasionali”.
I vegetariani propriamente detti evitano tassativamente (per etica, scelta salutistica o corrente di pensiero e stile di vita) di mangiare carne e pesce. Consumano, come proteine animali, solo le uova, il latte i suoi derivati.
Diversi i vegani che rifiutano ogni proteina animale (carne, pesce, uova, latte in tutte le loro forme e versioni); ci sono poi i “crudisti” che si cibano solo di alimenti crudi (prodotti della terra non cotti). Contrastano qualsiasi trattamento fisico, chimico, biologico e genetico degli alimenti per non alterare le loro caratteristiche intrinseche e i “fruttariani” che scelgono solo i frutti che maturano e cadono a terra spontaneamente.

Dicevo, i flexitariani sono sostanzialmente vegetariani ma, ogni tanto, consumano carne e pesce. Il loro credo si sposa con quello dei vegetariani (minimizzare l’impatto ambientale e seguire uno stile di vita sano) ma in forma flessibile, possibilista, non rigida, rigorosa, estrema. Per questo non sono riconosciuti né accolti dalla comunità vegetariana stretta.
In sintesi, la loro dieta ha queste caratteristiche:

  • flessibilità: è la caratteristica principale e suggerisce di consumare principalmente cibi vegetali senza escludere, all’occasione, il consumo di carne o pesce
  • salubrità: La dieta dei flexitariani è salutare ed equilibrata. Una salvaguardia personale che non coinvolge solo la carne; tutti gli alimenti vengono scelti in base al loro impatto sulla salute e sull’ambiente.
  • sostenibilità: i flexitariani sono preoccupati dagli sprechi inutili dell’industria alimentare. Per questo motivo, consumano tali prodotti solo occasionalmente
  • scarsa rigidità: la dieta flexitariana non è rigida. Per quanto siano alla ricerca di un consumo salutare e sostenibile, i flexitariani non sono eccessivamente rigidi nella loro alimentazione

La chiave del flexitarianismo è quindi la frequenza: si tratta di uno stile alimentare basato su un abituale consumo vegetariano a cui aggiungere saltuariamente la carne. Una dieta che lascia massima libertà anche sul tipo di carne scelta (rossa o bianca) ma, sempre, biologica, con il minimo impatto sugli animali e sull’ambiente.
Evoluti e saggi questi flexitariani!
Puntano alla scelta etica e sana ma senza patimenti indotti dall’estremismo cieco e sordo; possibilisti di ampie vedute, capaci (pare) di assecondare le esigenze del momento, e apprezzare le esperienze di vita culinaria e sociale che raccontano chi siamo: esseri in continuo cambiamento, curiosi e bisognosi di sperimentare.

Trovo intelligente questo atteggiamento e, come suggeriscono gli studi e le evidenze scientifiche, sano. Alla fine, è quello che suggeriscono gli scienziati per stare bene e contenere l’inquinamento ambientale dilagante.
La voce della comunità scientifica, in relazione alla salute dell’uomo e del pianeta, da tempo ci sprona a limitare il consumo di proteine animali; della carne rossa in particolare. E’ sicuro: l’abuso nuoce agli umani ma anche al pianeta per l’esagerata emissione di anidride carbonica che gli allevamenti intensivi procurano.
Un team di ricercatori dell’Università dalla California, San Francisco, studiando la dieta flexitariana, ha scoperto l’impatto benefico della stessa sulla salute e sulla longevità degli umani. Nelle loro ricerche hanno evidenziato che questo stile alimentare riduce il rischio di cancro al seno, alla prostata, al colon (quelli tristemente più noti nei paesi occidentali) se associata ad una adeguata attività fisica.
E’, inoltre, emerso che aiuta a prevenire le cardiopatie, riduce il rischio di contrarre il diabete di tipo 2, aiuta a perdere peso e, non per ultimo, favorisce la sostenibilità ambientale, consente di godere di tutti i cibi, elimina l’atteggiamento rigoroso che, nel tempo, trasforma la dieta in un’ossessione.
Tanti vantaggi dunque che tutte le diete coscienti, pensate, elaborate ad hoc sanno fornire.
Se questa non è la soluzione di tutti i mali (e, lo sappiamo bene, non esiste una sola soluzione per tutto) si avvicina molto.

Il segreto è cercare, interessarsi, pensare perché c’è ancora così tanto da capire e scoprire ed è bene non accontentarsi. Non nel campo della salute almeno.
Penso che la cara e vecchia regola “pensa fuori dalla scatola” ossia esci dalla “comfort zone” ed esplora ciò che è poco conosciuto sia sempre preziosa. Magari trovi tesori nascosti; oppure conferme. Il Signor X me ne ha data l’occasione.

Quello che voglio suggerire è che sappiamo poco di noi, degli altri ancora meno, ma piccole e granitiche certezze sono qui, a farci compagnia, a darci forza e, con una spinta gentile, ci spronano a fare meglio; ad essere migliori.
Riconsidera l’atteggiamento estremo e la vecchia routine delle tue abitudini e sei già a metà strada.

Vi chiedo di considerare questa mia esperienza un po’ la vostra stessa esperienza. Senza pregiudizio né giudizio.
Provate a calarvi nella parte, almeno un po’, e diventate voi stessi abili sperimentatori. E se non vi piace la parola e l’atteggiamento dei flexitariani provate ad essere flessibili su qualche altro campo della vostra vita. Chissà, magari scoprite perle di voi che nemmeno immaginavate.

Io, per scelta, desiderio di sperimentazione e gratitudine verso il Signor X, proverò la flessibilità flexitariana. Lui mi ha data fiducia, io la darò a lui.
Si chiama scambio, crescita, riconoscenza.
E, a dirla, tutta, rispetto ai crudisti e ai fruttariani, è una passeggiata!
Scrivetemi il vostro pensiero.
Io, voi, tutti troveremo certamente altri spunti di crescita e confronto.
Gli umani e il pianete ringraziano.
La vostra nutrizionista di più. Chissà quanti Signor X ancora mi capiteranno!

Arrivederci a settimana prossima.
Io ci sarò.
Grazie