“La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”
Albert Einstein

Mia nonna Marianna diceva sempre “Sapere è potere!” e lo ripeteva spesso, come un mantra, spronandomi a capire, andare oltre, anche quando ero solo una bambina.
Le devo molto; lei ha gettato il seme della curiosità e della sete di sapere che sono cresciuti come alberi forti e rigogliosi e, ancora, mi animano.

Tuttavia, nel tempo, ho imparato che quello che sappiamo, o pensiamo di sapere, non sempre è realistico e, comunque, ha una data di scadenza.

Parlavo recentemente con un amico e collaboratore psicologo. Mi spiegava che la mente umana tende a credere e fare suo quello che VUOLE credere e che siamo abili nel distorcere i dati e le informazioni che riceviamo. Mi citava esempi, esperienze, casi del suo lavoro dove, chiaramente, il paziente interpreta il vissuto “a modo suo” ossia sulla scorta di quello che gli è capitato, del suo credo, di quello che è successo al suo entourage familiare-amicale e di quello che si “aspetta” dalla realtà.

Valentina, mi ha detto, “quello che pensi NON E’ REALE. E’ solo quello che pensi e credi tu”.
Poi ha aggiunto:”I tuoi pazienti sono consapevoli di quello che mangiano? Pensano di mangiare il cibo migliore per loro?”.
Non ho risposto. Abbiamo cambiato discorso. Ma io ho continuato a pensarci.
E ho chiesto aiuto, come sempre, ai libri e alla ricerca.
Ora vi scrivo cosa ho letto e capito. E’ solo l’inizio della comprensione, certo, ma è già un dato.
Nonna Marianna direbbe che non basta. Ma, se ci fosse ancora, mi sorriderebbe e mi suggerirebbe di andare oltre.
Lo farò, certamente, ma quanto ho scoperto è già molto.
Sul tema “alimentazione e salute”, secondo l’ultimo Rapporto Globale sulla Nutrizione, si mangiano cibi malsani.
Il rapporto è un’analisi annuale sullo stato dell’alimentazione mondiale. Jessica Fanzo, professoressa alla Johns Hopkins University, ha spiegato che le diete sono uno dei principali fattori di rischio di morbilità e mortalità nel mondo. “Più dell’inquinamento atmosferico e del fumo. Quello che stiamo mangiando ci sta uccidendo, quindi è necessario modificare il nostro sistema alimentare “.
Fanzo ha spiegato che la mancanza di consapevolezza sui vantaggi di un regime alimentare corretto, così come le catene di approvvigionamento inefficaci, sono tra i fattori che contribuiscono alle diete povere ossia prive di nutrienti sani ma ricche di inquinanti e conservanti. Ci nutriamo di cibo poco vitale che toglie vitalità alla nostra stessa vita.
I ricercatori (Fonte: “What We’re Eating Is Killing Us” – Global Nutrition Report) hanno analizzato 194 paesi e hanno scoperto che il sovrappeso e l’obesità potrebbero costare $ 500 miliardi all’anno.
Nel rapporto si evince che ogni paese sta lottando contro questo piaga (bambini con alto indice di massa grassa o donne e uomini in sovrappeso ma denutriti a causa di diete malsane) nonostante il tasso di obesità stia aumentando. Si stanno studiando strategie per contenere gli errori alimentari che portano a disagi fisici e psicologici in adulti e bambini.
E’ stato studiato un decalogo di regole da seguire e mettere in pratica per contrastare il dato globale allarmante.
È improbabile che la maggior parte dei paesi raggiunga i dieci obiettivi globali sulla nutrizione sottoscritti per raggiungere, entro il 2025, un’inversione di tendenza (soprattutto obesità, diabete e malattie autoimmuni negli adulti, adolescenti e bambini).

Un caso virtuoso quello di Amsterdam che ha dovuto affrontare una particolare crisi di peso tra i giovani.
Le soluzioni individuate hanno portato, nel 2012, alla istituzione di programmi di prevenzione e cura dell’obesità, oltre a facilitare l’apprendimento e la ricerca sulla questione. Le iniziative includevano fontanelle pubbliche, restrizioni sulla pubblicità alimentare e indicazioni per spuntini salutari nelle scuole. Secondo il rapporto, oggi, la prevalenza di sovrappeso e obesità ad Amsterdam si sta stabilizzando.

E’ un esempio singolare e ha il pregio di suggerire strategie di azione che potrebbero essere messe in campo anche in altri paesi.
Fanzo ha osservato che la nutrizione è fondamentale per costruire l’immunità contro le malattie, così come la cognizione mentale. Le diete povere sono una piaga mondiale.
Devi preoccuparti di ciò che le persone stanno mangiando se vuoi costruire l’intelletto del tuo paese“, ha concluso.
La fotografia globale è preoccupante, il processo pare inarrestabile (si parla di pandemia in relazione all’obesità e al diabete in particolare) ma è noto da tanto tempo nonostante i più pensano che riguarda “gli altri”. Gli altri paesi, gli altri popoli, le altre persone, le altre famiglie.
Eppure questo è un rapporto mondiale, riguarda l’intero pianeta (come diete povere si intende malnutrizione sia in termine di carenza per mancanza di cibo tipica dei paesi più poveri sia la malnutrizione provocata da cibo impoverito, processato, industrializzato che ingrassa, ammala ma non nutre, tipica dei paesi più ricchi).
Ritorno alla domanda che mi è stata fatta dall’amico psicologo. “Le persone sono consapevoli del loro modo di mangiare?” “Pensano di mangiare bene in modo sano ed equilibrato?”.
Mica facile rispondere. I dati generali rispondono da soli eppure io ho una percezione diversa della realtà.
E’ vero, quello che le persone pensano di sapere e fare non sempre è logico e aderente ai fatti; spesso la versione che mi viene data sulle abitudini alimentari non corrisponde al vero: alcuni credono di mangiate bene, altri credono di mangiare poco o abbastanza o di sgarrare solo raramente.
Però, quando lo faccio notare, quando spiego e porto il soggetto sulla soglia della consapevolezza si rende conto e capisce. Capisce, ci fa caso a volte stupendosi, pone attenzione a quello che compra, cucina, mangia.
Sapete? Non di rado i pazienti dicono:”Caspita, non lo sapevo”.
Non sapevano che il loro stile di vita (alimentare, personale ecc) potesse essere non ottimale e che, questo, è stato il motivo del loro malessere; o che potrà diventarlo.

Allora, io credo, che la strada da seguire sia questa: educare, dire, indirizzare.
Se “Sapere è potere” è vero, è doveroso farlo quando si tratta di salute. L’esempio della città di Amsterdam lo racconta.
Credo, profondamente, nell’educazione alimentare, sono certa che rendere consapevoli offra gli strumenti per scegliere e non ripetere gli stessi o nuovi errori.
Punto tutto il mio lavoro su questo: educo al buon mangiare, raccolgo gruppi per poterne parlare, organizzo corsi e serate a tema per dirlo a più persone e, io stessa, continuo il processo di auto-educazione alimentare per essere migliore. Per me; per gli altri.

Essere da esempio e non accontentarsi di quello che si sa.
Non credo che i popoli siano “cani sciolti” indisciplinati a tavola, pronti a mangiare solo per goderne, insensibili ai risultati allarmanti riportati dai rapporti internazionali.
Non ci credo perché, per natura ed istinto, puntiamo alla salute, al bello, al buono, alla Vita; sia geneticamente che emotivamente.
Però bisogna dirlo. Istituzioni, governi vari dovrebbero organizzare l’educazione alimentare, civica e personale dei popoli, a partire dalla tenera età, per crescere ed allevare uomini e donne consapevoli, coscienti, che sanno.
Forse così i rapporti mondiali sulla salute pubblica sarebbero diversi, forse così il “tasso di benessere” dei paesi sarebbe più elevato.
Non so cosa ne pensate voi (mi interessa! Quindi scrivetemi e rispondetemi pure), io continuo nel mio credo e gioco ancora la carta “educazione alimentare”. Fino ad ora non sono stata smentita.
Ma ho in mente anche dell’altro. Sono cresciuta con il mantra “Sapere è potere”.
Non l’ho ancora abbandonato.
Arrivederci a settimana prossima
Io ci sarò.
Grazie