RIDERE PREGO!

“Le donne belle sono quelle felici”
Audrey Hepburn

Pensavo, in questi giorni, al modo migliore di comunicare certe informazioni un po’ “scomode”, quelle che tendiamo a rimuovere perché ci piacciono poco.
Nel mio lavoro capita spesso. Qualche esempio?
Ecco qui: “evita di mangiare dolci dopo il pasto”, “gli affettati come abitudine perché veloci e buoni non sono un piatto sano”, “sarebbe meglio evitare di pasteggiare sempre con il vino”, “la colazione a base di biscotti e brioche non aiuta la tua glicemia”.
Cose così, non gravi, ma che pesano e rinunciare non è semplice. Almeno all’inizio del percorso.
Io, però, lo devo dire, e loro, i pazienti, lo sanno bene. Ma fino all’ultimo sperano che non sia così.
Ho adottato svariate tecniche, dalla comprensione, all’empatia, al rigore amorevole, alla delicatezza. Ma quella che è risultata vincente è stata il sorriso, mai ironico, declinato nella comprensione, empatia, rigore amorevole, delicatezza.
Sorridere alle persone e ai pazienti è mia abitudine, ma quello che fa la differenza è la qualità del sorriso e il momento in cui si apre (sincero) sul volto.
Prima spontaneamente, poi con curiosità e attenzione, ho notato che le notizie accolte e memorizzate sono quelle accompagnate dal sorriso aperto, coordinato dagli occhi, dalla bocca e dall’intera mimica facciale. Non una strategia, quindi, ma un sincero credo e spinta verso l’altro. Senza questi presupposti il risultato fallisce. Non si bara quindi!
Naturalmente mi sono documentata per capire il meccanismo psicologico che muove questo istinto umano ad accettare o meno quello che l’interlocutore dice.
Ho scoperto che quando ci fanno ridere o sorridere davvero, il cervello si ossigena e il sistema limbico si attiva facilitando le funzioni di ritenzione mnesica (della memoria).
E’ così che il cervello sarà più predisposto a codificare, mantenere e recuperare una certa informazione.
Non solo. Se il cervello “ride”, libera endorfine responsabili di ogni stato d’animo positivo, della sensazione di piacere o del fatto che il cervello ci anestetizzi in fretta quando ci facciamo male.
Ridere o far ridere riduce inoltre la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress; per compensarlo, il cervello produce dopamina, una sostanza associata alle emozioni positive.
Ridendo riusciamo anche a purificare il corpo dall’energia negativa, così come diceva Freud.
Tanti vantaggi in uno (un bel sorriso) facile (se ci credi) e dall’effetto prorompente. Una meraviglia!
Da qui ho immaginato la forza di questo meraviglioso, e squisitamente umano, meccanismo nei diversi ambiti della nostra vita e abbozzato un nuovo capitolo che includo nei programmi alimentari personalizzati dei miei pazienti.
Il capitolo recita più o meno così:”oltre a selezionare i cibi e le bevande migliori, le migliori tecniche di cottura e gli orari appropriati per consumare i pasti, ricerca e circondati di  persone e compagnie che suscitano in te piacere e sorriso”.
Di primo acchito può sembrare un po’ selettivo e di non facile attuazione (infatti sto pensando/cercando la formula ideale da adottare nel mio protocollo) ma se ben ci pensi non è così.
Fai un veloce screening delle tue conoscenze e di chi ti sta intorno: quanti si adoperano per farti stare bene e sorridere? Quanti ascoltano e sdrammatizzano? Quanti condividono gioia o quanti ti addossano problemi e “spazzatura” mentale?
Il calcolo è immediato vero?
E quante volte tu susciti sorrisi e condividi gioia?
Non sentirti colpito: queste domande e queste riflessioni riguardano tutti, anche coloro mossi dalle migliori intenzioni e dall’animo nobile.
E’ una realtà dettata proprio dalla nostra realtà e se azioniamo il pilota automatico, si trasforma in una cascata di serietà, preoccupazioni e, quindi, modalità di compensazione. Tra queste il cibo. Che diventa un’ancora, una via di fuga, una sorta di riparazione, un’isola felice in un mare di “pesante”, una scappatoia, un’abitudine pericolosa.
E se invece così non fosse?
E se impartissimo un nuovo comando al cervello sfruttando proprio le sue potenzialità autoriparative?
E se noi per primi impostassimo un bel sorriso invece di essere in difensiva?
Anticipo la risposta: il mondo sarebbe migliore.
Il condizionale è d’obbligo ma se è vero, come è vero, che il cervello funziona per stimoli e risposte mediate dai nostri simili, è compito di tutti iniziare per invertire la tendenza.

Circondarsi di persone che hanno la dote e la volontà di osservare il mondo da un’angolazione propositiva e bonariamente ironica, che sorridono e ci sorridono è un atto di cura e di insegnamento prezioso.

Circondarsi di persone positive

Se frequenti questo tipo di persone tu diventi un po’ così; anche se non lo sei. Ora non lo sei ma lo diventerai. Perché chi ti sta intorno ti influenza profondamente anche se non te ne accorgi, anche se non vuoi. Bada bene, non diventi quelle persone, tu rimani tu, ma interiorizzi il loro mood, le movenze, le risposte agli eventi e, forse, anche la capacità di lasciarti andare. E sorridere di te e con te. E, nel tempo, potresti scoprirti migliore, più leggero, capace di sorridere e fare sorridere.

Gli altri siamo nei nel senso che riflettono la nostra stessa persona perché certi atteggiamenti sono umani per definizione. Allora dico, perché non lasciarsi travolgere da chi ha del buono da insegnare e limitare (escludere proprio tutti non si può. O no?) coloro della cui influenza faresti a meno?

Chi si circonda di persone leader, di successo e dalla forte personalità ha più probabilità di crescere e perseguire risultati vincenti dice la psicologia. Chi si circonda di persone equilibrate, dotate di autostima e allegre senza finzione, ha migliori probabilità di diventare equilibrato e centrato negli obiettivi di benessere, dimagrimento e successo personale dico io.
E non è vero che queste persone non esistono; ci sono eccome!. Se cambi atteggiamento le riconosci e le incontri. E’ un fatto di “attrazione”: a te si avvicina e tu avvicini il simile.
Se poi il percorso benessere è condiviso uno trascina l’altro in un continuum di automotivazione forte e lodevole che accelera, fortifica e consolida il risultato.
E’ stato dimostrato che chi frequenta persone normolinee attente (ma non invasate) alla forma fisica e al mangiare sano è “gentilmente spinto” a migliorarsi e diventare lui stesso attento, sano e in forma. Ma è vero anche il contrario…

Tutto parte da un sorriso, il disegno migliore che il tuo viso possa anche solo abbozzare.
Spero che ora, leggendomi, tu lo stia facendo. Se non è così cerca una specchio ed esercitati in questo atto che, ti sprono, di trasformare in missione. Per te e per gli altri.
E per essere migliore.

Vi aspetto la settimana prossima. Per altri sorrisi scritti e pensati per voi.
Non mancate. Io ci sarò.
Grazie