DOLCETTO O SCHERZETTO?

“Niente paura, ci pensa la vita mi han detto così”
Luciano Ligabue

 

Non so cosa ne pensate voi, ma la situazione che si è creata, ora, è surreale. Parlo di questa dannata seconda ondata del virus (non lo cito, per scaramanzia. Ora, per me è “l’innominabile”) e di tutto quel che comporta: limitazioni, informazioni spesso distorte, allarmismi vari, miraggi di vaccini contesi dai colossi farmaceutici mondiali e litigi, mondiali anch’essi. E poi le incongruenze sanitarie, politiche, amministrative e via così senza soluzione di continuità.
Vista da fuori, la situazione non solo è irreale, ma a tratti grottesca.
Lungi da me scherzare o sminuire l’argomento ma, mi chiedo, qualcuno si sta occupando dei “sani”? Dei soggetti “positivi alla vita”, quelli che stanno bene e intendono continuare ad esserlo magari anche per sostenere e “far ripartire il Paese” (quest’ultima frase è presa in prestito dalla politica e dai media).
Pare di no, il fatto di stare bene deve farti sentire un privilegiato; non chiedere altro. Ed è vero, ma stare bene è un privilegio conquistato e continuare ad esserlo richiede testa, coerenza, strategia, conoscenza di cosa fare; soprattutto nelle situazioni di crisi. E ora lo siamo in crisi; eccome!
Curare chi è ammalato, contenere i contagi, mantenere l’ordine è doveroso, preoccuparsi della salute fisica e mentale di chi malato non è (grazie al Cielo la maggioranza) è l’investimento per il futuro del Paese, la famosa “ripartenza” tanto sperata da tutti. Una volta che l’allarme sarà rientrato, avremo bisogno di uomini, donne e bambini fiduciosi, sani e forti; anche nella mente, nella voglia di fare. E di crederci ancora.
E non lo saranno se ADESSO sono privi di cure, attenzione, motivazione per mantenere ed accrescere lo stato di benessere. E non è un’utopia o un lavoro impossibile.
Le linee guida per proteggerci dal contagio prevedono distanziamento, uso della mascherina, lavaggio frequente delle mani. E questo aiuta ad impedire l’insediamento del virus nel corpo. Perché non aggiungere anche delle strategie per rendere il corpo stesso più forte e protetto contro l’invasione esterna? Perché non fare una campagna altrettanto capillare per educare i cittadini ad aumentare le difese immunitarie? Anche questo serve ad impedire l’insediamento del virus, anche questo ci protegge, soprattutto questo ci rende più forti e schermati verso ogni tipo di contagio. E sostiene anche la forza e la salute mentale. Presente e futura.
Nulla di nuovo, il Ministero della Salute, gli epidemiologi, infettivologi e tutte le categorie mediche lo sanno; forse anche i politici. Ma lo sprone al potenziamento delle difese immunitarie non è scritto formalmente da nessuna parte. E’ apparso in qualche articolo e trasmissione di seconda serata ma in nessun cartello affisso e mai nelle comunicazioni ufficiali emesse dal governo.
Ognuno fa il proprio lavoro ma penso a qualcosa del genere: “oltre a lavarti le mani, stare a debita distanza sempre con la mascherina, ricordati di mangiare correttamente, fare esercizio fisico e non avere paura”.
Una campagna educativa comprensiva di tutte le armi che si possono mettere in campo, ha il vantaggio di formare le persone alla consapevolezza della salute che non è solo appannaggio del farmaco ma, anzi, è il risultato di un atteggiamento di vita scelto ed attento, preventivo e predittivo. Consapevole appunto.
A detta di tutti è così. Eppure non si fa o si fa poco e con poco mordente. Tale da far sorgere dei dubbi. A volte i dubbi hanno ragione

La paura, poi, è davvero pericolosa: mina la capacità di trovare soluzioni pertinenti e, a causa della massiccia produzione del cortisolo, altera, diminuendole, le difese dell’organismo.
Tranquillizzare è il compito di chi gestisce. Non basta vietare, serve anche educare. Il Presidente della Repubblica S. Mattarella ha dichiarato che sarà la ricerca la risposta vincente di questa situazione; speriamo non si riferisca solo al vaccino…

Non è mia intenzione fare polemica né recriminare, ma questi pensieri mi ballano in testa da tempo, ancora prima che scoppiasse il bubbone dell’innominato virus.
L’educazione alimentare, l’educazione emotiva e quella riferita ai migliori comportamenti per la salute dell’uomo (esercizio fisico adeguato, tecniche di scarico delle tensioni e attività altre volte al benessere) sono la migliore scuola per bambini ed adulti e, nei miei sogni, questo si avvererà. Chissà, forse quello che sta succedendo, ora, può trasformarsi in un’ottima occasione per riorganizzare i programmi di prevenzione, cura, ed educazione dei popoli. Anche questa è evoluzione.
Già ora si può fare molto e io, nel mio piccolo, ci sto lavorando.
Per esempio ho scoperto che esistono alimenti capaci di proteggere e regalare buonumore e forza. E, nulla è casuale, sono tipicamente autunnali. Disponibili ora.
Non è uno scherzetto, giuro!

Al prossimo appuntamento ve ne parlo.
Non mancate.
Vi aspetto la settimana prossima.
Io ci sarò.