“Come ti comporti vale più di ciò che dici”
Anonimo
Presi a discutere sui fatti della pandemia, media e politici dell’intero globo hanno “dimenticato” il nodo centrale per garantire salute e benessere a tutti; ora e domani.
Sono contenta della promessa di soluzione contro l’innominabile virus (ora lo sapete, io non lo nomino proprio!) grazie alla ricerca del vaccino e della modalità comportamentale idonea per non contrarlo.
Sono in pensiero, invece e da tempo, su quello che davvero oscura l’orizzonte dell’umanità e del pianeta Terra intero: inquinamento, cambiamenti climatici, effetto serra e mi fermo qui.
Si parla, si parla, si litiga, si fanno manifestazioni ma, in concreto, poco; troppo poco.
Il mio animo e la mia formazione naturalistica ribollono perché un piano organizzato fra i popoli non c’è. Promesse quelle si; proiezioni anche, immaginazione di scenari a bizzeffe ma le AZIONI, quelle vere tipo “da domani tutti a casa” no; non ce ne sono.
“Ma cosa dici?” Controbattono molti, “il virus innominabile è ora, il pianeta al momento tiene; ci manca solo che ci dettano regole anche per salvare il pianeta ora, presi come siamo da altro”. Evito di ribattere, sarebbe troppo lunga da spiegare e, poi, cosa dire? Che anche quello che sta accadendo ora può essere figlio di comportamenti pregressi? Che quello che usiamo, mangiamo e scegliamo ogni santo giorno può, alla lunga, nuocere più di un virus?
No, non si può fare; non così.
Ancora una volta serve educare, informare, dire il vero; quello che c’è, senza edulcorare ma con le possibili vie di uscita, le possibili soluzioni. Perché lamentarsi e basta non basta. Quello lo fanno già in troppi e i risultati sono ben visibili da tutti.
Non mi lamento quindi, e vi parlo di quello che tutti possono e sono chiamati a fare; soprattutto in campo alimentare. Per questo ve ne parlo: il nostro comportamento a tavola e le nostre scelte al supermercato fanno la differenza.
Il Bel Paese non è l’ultimo della lista dei virtuosismi green, ma c’è ampio margine di miglioramento.
L’agroalimentare è un settore di eccellenza in Italia, ma è anche quello che incide maggiormente sul cambiamento climatico.
Vi siete accorti, vero, che il clima da noi è cambiato e non poco? Quello tipico africano ora caratterizza la Sicilia; quello della Sicilia si è trasferito a Roma e quella che prima era la temperatura mite romana si avverte ora al Nord. Siamo oltre la metà di novembre e le temperature sono sopra i 10 gradi a Milano!
Il sistema alimentare (metodologie, tecniche di produzione, trasporto e smaltimento) è complesso e poco attento (allevamenti e agricoltura intensivi, disboscamento e cementificazione) tale da renderlo tra i principali responsabili dell’effetto serra e dell’odioso spreco di risorse e di cibo.
Non mi dilungo sugli effetti devastanti creati dall’uso indiscriminato di natura e animali, tanto sono ben noti; desidero invece ricordare come si può, noi, nel nostro piccolo, agire a beneficio di tutti; senza dimenticare che tutti non riguarda solo gli umani ma anche gli animali, i vegetali e l’aria che respiriamo.
Secondo le statistiche e i dati pubblicati da “l’economia del futuro” inserto del Corriere della Sera (12.11.2020), la rivoluzione alimentare è solo agli inizi. Tuttavia i consumatori di tutto il mondo vogliono saperne di più, vogliono capire cosa mettono in bocca e dove e come è stato prodotto quello che finisce nel carrello, nel piatto quotidiano.
Secondo gli esperti, il sistema alimentare fatica a garantire l’approvvigionamento necessario per una popolazione mondiale di oltre 7 miliardi. Inoltre, l’obesità e le malattie ad esso collegate sono in crescita e gli impatti sull’ambiente di allevamenti intensivi e di processi industriali promettono il collasso del sistema.
La nota positiva arriva proprio dalle persone comuni, i consumatori: sono più coscienziosi, attenti verso i prodotti che consumano e l’effetto che faranno sulla loro salute. Per esempio, nel 2019 (ma reputo anche quest’anno) è stato registrato un calo globale della produzione di carne (gli allevamenti intensivi sono i principali responsabili delle emissioni tossiche nell’ambiente). Dal 1961 ad oggi la produzione di carne bovina, suina e pollame è aumentata di 5 volte! Ora le produzioni suine e bovine (maggiormente responsabili delle emissioni nocive) è in diminuzione, mentre quella del pollame no.
Pare che il modello economico vincente sarà quello circolare ossia la capacità di estendere la vita utile dei prodotti riducendone la dismissione, reimpiegandoli e mutualizzando beni e servizi. Per la salvaguardia delle risorse naturali e la salute del pianeta e dei suoi abitanti la linearità del modello economico “prendere-fabbricare- gettare” non è più sostenibile e abbruttisce persone, ambiente e sistemi, spesso sommersi, di smaltimento.
I virtuosi per eccellenza in questo senso sono i paesi nordici, come Amsterdam vera “Smart City”: ogni abitante ha una bicicletta (l’auto è quasi un optional), i contatori elettrici sono intelligenti e le piattaforme di car pooling abbinano passeggeri e guidatori. I cittadini sono responsabilizzati e messi a confronto sui consumi energetici casalinghi (modello Urban Eco-Map di Cisco che ha prodotto una riduzione di circa un terzo le emissione dei sistemi cittadini di riscaldamento). E ancora riqualificazione di aree degradate, nuove e futuristiche piste ciclabili e progetti altri articolati e sempre volti al benessere di persone e pianeta.
Ma noi siamo in Italia, e quello che fanno ad Amsterdam proprio non si può fare. Non è nella nostra cultura, nei nostri tempi, abitudini, credo e atteggiamenti politico-industriali.
Eppure anche qui, da noi, sono molte le aziende e i singoli cittadini operosi e desiderosi di onestà produttiva (in Europa siamo i primi a controllare e tutelare la filiera del biologico) e senso civico-ambientale. E’ in crescita la domanda di cibo salutare, nutriente ed economico, coltivato con tecniche ad impatto ambientale basso, nel rispetto della biodiversità. Esistono svariati sottosettori che trainano, silenziosi, la rivoluzione sostenibile dell’industria globale del cibo come l’agricoltura di precisione, il comparto di sicurezza e controllo qualità, il packaging sostenibile.
Uniamoci a questa schiera laboriosa e amorevole per essere migliori per noi e per le future generazioni. E’ qui che risiede il futuro dell’economia e degli investimenti mondiali.
Anche tu ne fai parte.
Stai con me. La settimana prossima ti illustro i 5 passi semplici che puoi fare, ogni giorno, per essere l’uomo e la donna green che meriti di diventare e che, in fondo, già sei.
Vi aspetto quindi.
Non mancate. Il pianeta non aspetta.
Io ci sarò.
Ci sono. Grazie Vale
Fantastico. Grazie 😍
Grazie Valentina, di questo si discute da tempo ma è difficile cambiare le proprie abitudini. C’è tanta gente adesso che ha fame e che non è disposta ad osservare etichette o provenienza dei cibi. Quello che guarda è il portafoglio. In un mondo che non è ancora in grado di garantirci un futuro quantomeno positivo ed io non son certa che un vaccino salverà il mondo, resto come la maggior parte delle persone disorientata e confusa. Comunque la parola d’ordine è SPERARE. Ti aspetto la prossima settimana un abbraccio 🤗
Resilienza, fiducia e forza sono atteggiamenti vincenti. Grazie Sibilla 🎈
Grazie Valentina, i tuoi articoli ci danno gioia e serenità, sono concreti e ti fanno riflettere, si mantiene così una nota positiva nel ns futuro e sopratutto fiducia nell’uomo sapiens.
Si cara grazie mille 😘
Aspetto i 5 passi semplici per essere green. Un abbraccio
Bravissima 👌
Alla prossima cara ❤️😘
👌👌
🍎🍇🍑🍐🌽🍆🍅🌟😳
👌😗
Il verde è il colore della speranza se non ricordo male!!!! Andare in quella direzione sarebbe doppiamente gerente!!! 🤞
Scusa… non gerente,,, green!
Concordo 🐸