Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio.

In questo spazio dimora il nostro potere di decidere come rispondere.

E in questa nostra risposta risiedono la crescita e la libertà”

V. Frankl

Chissà quante volte, prima di rispondere ad una provocazione vi siete detti “Devo contare fino a 10 e respirare profondamente”, giusto per gestire l’istinto e modulare opportunamente la risposta.

Non sempre ci viene bene e, spesso, ci pentiamo di esserci lasciati andare all’impulso del momento.

Sembra niente, ma questo è un punto importante per la gestione delle nostre relazioni e del nostro benessere.

Fateci caso, quando, magari a causa di fastidi di diversa natura, avete avuto una reazione abnorme o non appropriata e, poi, siete rimasti male più voi di coloro che hanno accusato la reazione. E’ umano, certo, e chi ci vuole bene capisce, di solito, ma non fa bene a noi.

Come sempre, non è quello che accade il nodo centrale, ma come reagiamo agli eventi, spinti da quello che abbiamo dentro, dai bisogni, dai desideri e dalle aspettative.

Succede in famiglia, con gli amici, al lavoro, con gli operatori degli uffici pubblici o dei call center e pure con il cibo; in questo caso spessissimo.

Il cibo, che lo si voglia o no, è al centro dei nostri pensieri perché non possiamo farne a meno e non si scherza con la relazione che abbiamo con esso, perché proprio dal cibo, dipende la nostra salute, l’equilibrio fisico e mentale.

Di questi tempi, poi, privati della libertà di movimento e di affetti, abbracci, incontri e scambi la fame aumenta e ha molte sfaccettature.

Sapete? La “fame di contatti sociali è simile all’appetito” così ho letto in un articolo del Corriere Salute del 10/12/20. La ricerca scientifica cerca di sondare tutti gli aspetti dell’animo umano per trovare risposte e aiuti per tutti, anche per i sani che, comunque, si portano addosso altre ferite.

Leggo, nell’articolo, che:” la solitudine aumenta l’attività di un’area cerebrale connessa con il desiderio di cibo”. Questo è stato rilevato grazie alle risonanze magnetiche funzionali eseguite, dall’università di Los Angeles, su volontari davanti a fotografie di estranei o dei proprio cari. “L’uomo ha un bisogno profondo di connessione con gli altri, quando questo viene frustrato diventa una brama neurologicamente analoga alla fame materiale”.

Fame di contatto, di calore, di speranza, di aiuto e accoglienza; fame di comprensione, di vicinanza, di passione, di risposte, di partecipazione, di profumo, di calore, di frasi del tipo “Va tutto bene”, di dita intrecciate e di abbracci avvolgenti.

Fame del sapore salato e profumato con l’origano e il basilico, della dolcezza della cannella e dello zucchero a velo, della pienezza gustativa del cacao e delle nocciole tostate, fame di vita e di speranza. In una parola fame di Amore, declinato in tutte le sue sfumature comunque piacevoli, comunque desiderabili.

Che si tratti di cibo o di affettività, pare che il cervello non faccia distinzione; per lui sempre di Amore si tratta. Ed è un bisogno primario.

Ricordati allora di onorare e ringraziare il cibo quale fonte di Amore e di Vita, presta attenzione al cibo che ti riempie la pancia ma anche la testa e il cuore. Sii rispettoso verso il cibo che ti rende migliore se lo sai scegliere, gustare ed apprezzare selezionandolo, cucinandolo e masticandolo consapevolmente.

Prima di mangiare, prima di “buttarti” su un piatto piuttosto che un altro guardalo bene, il cibo, perché diventerà una carezza, un un sorriso interiore e una forza che neppure immagini.

Prima di scegliere, dosa la reale necessità e cerca di discernere il motivo reale che ti spinge verso un alimento: a volte riempiamo la pancia per riempire il cuore.

Esiste uno spazio che intercorre tra lo stimolo e la risposta: siediti per un attimo in quello spazio senza tempo e ascolta la pancia, il cuore e la mente per capire dove sta il vuoto che desideri riempire. In quello spazio sei protetto e nessuno ti giudica; scegli il meglio per te.

Trova spazio allora, in particolare fermati, “guarda”, “respira” quello spazio magico, breve e silenzioso che intercorre tra lo stimolo e la risposta che darai. In quel breve attimo dove il tempo pare scomparire e c’è silenzio, incontra te stesso e guarda chi sei, quello che vuoi essere o diventare. Prenditi tempo e modula, lì, in quello spazio solo tuo, la risposta a te stesso e agli altri che vorrai dare.

Sarà la tua risposta, unica ed irripetibile e, per questo, va bene così.

Io come dono di Natale, ti offro una combinazione di abbracci, gusto e vicinanza perché è quello che desidero ti arrivi ora. E’ la mia personale risposta; e va bene così.

Che tu sia in compagnia da 1 a 6 persone a Natale, siediti, respira e assapora. A tutto il resto penserai poi.

Due ricette, una salata e una dolce per celebrare le feste, la vostra famiglia e tutte le risposte che darete nel 2021 e negli anni a venire.

Buon appetito. Sempre e comunque.

Risotto all’Amarone (ingredienti per 4 persone)

  • 250 g di riso basmati o integrale o nero o rosso biologici
  • 350 ml di Amarone della Valpolicella
  • 2 noci di burro chiarificato
  • 40 g di olio extravergine d’oliva
  • 50 g di scalogno
  • 1 l di brodo di carne casalingo
  • 60 g di pecorino
  • 1 rametto di rosmarino
  • 1 pizzico di sale e pepe

Tritate lo scalogno e fatelo dorare con poco olio extravergine di oliva e una noce di burro chiarificato, profumando con un rametto di rosmarino. Togliete il rosmarino, unite il riso e tostatelo a fiamma bassa. Scaldate il vino in un pentolino, poi alzate la fiamma sotto il riso e unite lentamente il vino facendo cuocere fino a che non si sarà asciugato. Proseguite la cottura aggiungendo gradualmente il brodo bollente e mescolando con un cucchiaio di legno. A fine cottura mantecate con 1 noce di burro chiarificato rimasto ben freddo. Completate con il formaggio grattugiato e pepe macinato fresco. Regolate di sale solo se necessario. Servite caldo, decorando con un rametto di rosmarino.

Mandorlato fatto in casa (per 6 persone)

  • 1 kg di mandorle non pelate
  • 500 g di miele
  • 2 albumi
  • cannella: quanto basta

Tostate le mandorle in forno a 120°C per circa 10 minuti. Scaldate il miele a bagnomaria per una ventina di minuti, deve essere completamente liquido. Montate gli albumi a neve ferma e aggiungetene metà al miele sempre mescolando delicatamente per non smontarli. Proseguite la cottura a bagnomaria per mezz’ora circa. Togliete dal fuoco, unite gli albumi rimasti e incorporateli. Aggiungete anche le mandorle e la cannella e mescolate delicatamente il tutto. Versate il composto in uno stampo foderato con ostie o carta da forno cercando di ottenere uno spessore di circa 2-3 cm. Lasciate raffreddare e rassodare il mandorlato, quindi tagliatelo a pezzi.

VARIANTE MANDORLATO

Potete utilizzare ma anche nocciole o noci o pistacchi per delle versioni alternative.

Arrivederci al prossimo anno.

Come voi, mi fermo per qualche settimana, in quello spazio silenzioso e raccolto per pensare e cercare il nuovo e il bello da condividere con voi.

Ho in mente un restyling di questo blog che, oltre agli articoli, si arricchirà di altro materiale scritto e di video; pillole di informazione olistico-scientifiche per essere utile e tenervi compagnia. Ci sto già lavorando e vi penso.

A presto amici, arrivederci a gennaio.

IO CI SARO’.

GRAZIE