L’immaginazione è più importante della conoscenza”

Albert Einstein

Oggi, mentre scrivo questo articolo, è il 21/01/21.

Posso scegliere di notare la coincidenza dei numeri che si ripetono palindromi (ossia gli stessi letti sia da sinistra che da destra) oppure di indispormi per la pioggia e il freddo o, ancora, aggregarmi alla schiera degli irriducibili romantici che, oggi, celebrano la GIORNATA MONDIALE DEGLI ABBRACCI.

Adoro la numerologia (il freddo molto meno) ma decido di volgere la mia attenzione agli abbracci. Mi sono simpatici e credo in loro, ora, dopo una vera e propria terapia e lezioni e ripetizioni che i miei amici speciali mi hanno dedicato nel tempo. Ognuno ha la sua storia; la mia è stata raddrizzata, in tema di abbracci, da un gruppo di disabili che, senza saperlo (almeno credo) mi hanno educata; forse salvata.

La scienza dichiara che l’abbraccio ha un effetto terapeutico sugli umani (ma in generale tra i mammiferi) perché è un rituale avvolgente, caldo, accogliente, capace di rinsaldare i rapporti tra i membri di un gruppo e, a livello del singolo, di liberare endorfine e tutta la gamma degli ormoni del benessere.

Faccio ammenda; io non lo sapevo e, un po’, lo temevo. L’abbraccio. Poi la Vita mi ha avvicinata ad una comunità di persone speciali nel senso che possiedono limitate abilità dall’essere umano, definito abile, ma molte capacità umane. Sto parlando di disabilità di ogni forma e genere per chi non avesse capito; la disabilità mi ha resa abile. Di abbracciare e apprezzare, gustare, ripetere e ricercare l’abbraccio. Gocce, attimi immortali, flash di beatitudine che mi hanno ri-abilitata.

Quindi sì, soffro la mancanza, di questi tempi, dell’abbraccio e mi unisco ai romantici che gli dedicano una giornata intera. E dedico ai miei amici questo intro.

La giornata mondiale degli abbracci è stata istituita nel 1986 negli Stati Uniti e, secondo i ricercatori dell’università di Amsterdam, la “Hug Teraphy”, la terapia dell’abbraccio, aiuta a dominare ansia, depressione, malinconia, sconforto e renderci, dunque, più felici, possibilisti. Pare addirittura che abbracciare induca risposte nel sistema immunitario e nervoso capaci di aiutare nella guarigione. Su questo si fonda la Pet Teraphy, ormai sdoganata anche negli ospedali e ambulatori, valida sui piccoli ma anche sugli adulti: abbracciare gli animali, farsi circondare dal loro bene incondizionato allevia le nostre pene.

A Milano (da Biancolatte Hugs) si è sperimentata la pet teraphy in versione peluche: morbidi peluche da abbracciare come il grande coniglio bianco “free hugs” dedicato allo scopo. Gli psicologi ideatori dell’iniziativa dedicata anche agli adulti, raccontano che tale tuffo nel passato ci riporta alla beatitudine dell’infanzia, tipicamente priva di preoccupazioni e, questa emozione-sensazione, è in grado di abbassare il cortisolo, l’ormone dello stress.

Il senso di solitudine e di abbandono, la paura minano il sistema immunitario come una malattia ed è per questo che, soprattutto di questi tempi, gli slanci affettivi sono una vera e propria cura del corpo e dell’anima.

Lo so, non si può, dobbiamo mantenere la distanza e non dovrei incitare all’abbraccio ma il suo potere è così forte, meraviglioso, catartico che mi sono concentrata nel cercare alternative possibili.

C’è chi è riuscito a trovarle: in alcune case di cura per anziani sono state allestite stanze apposite, le “stanze degli abbracci”, dove i degenti possono abbracciare i propri cari attraverso strutture protettive anti contagio. Non è la stessa cosa, vero, ma l’effetto è simile perché in ognuno di noi alberga la memoria del calore, dello struggimento e della gioia di un abbraccio vero. E’ scritto indelebilmente sulla nostra pelle, scolpito nella memoria cerebrale e cellulare.

Se non possiamo ancora lanciarci in abbracci a pelle, possiamo abbracciare in altro modo. Esistono diverse modalità simili all’abbraccio per prenderci cura di noi, degli altri e dell’ambiente. Ogni forma di amore, di benevolenza e cura impatta e si propaga come un’onda collettiva e si manifesta in bene.

Risultati positivi simili all’abbraccio si palesano anche con i sorrisi aperti e sinceri, con la partecipazione, la stima dichiarata e lo sprone a continuare o a fare meglio, con l’aiuto, con il perdono, a volte con il silenzio, quello della comprensione che da la forza di non ribattere, di lasciare andare augurando comunque il meglio; senza giudizio. Anche se dispiace e l’istinto spinge a rispondere per le rime, frustrato dall’ingiustizia.

Siamo esseri fragili, ora un po’ di più; accogliere l’esperienza umana altrui è un atto che fortifica e migliora. Abbracciare la propria e altrui esperienza, anche attraverso gesti non fisici e che, sì, a volte costano al nostro ego, è come abbracciare; anzi è come amare.

Lo stesso accade quando prepariamo e pensiamo qualcosa apposta per gli altri. Un regalo semplice e piccolo ma appositamente pensato quindi specifico e desiderato, un favore fatto per il piacere di farlo anche se non richiesto, un aiuto insperato o anche solo una telefonata inaspettata.

Tutto questo abbraccia e, allo stesso tempo, abbassa lo stress tuo e quello degli altri. Come tessere di un domino qualcosa di simile avverrà anche nel tuo intorno, nel tuo contesto lavorativo, familiare, amicale. Dare l’esempio è un atto esaustivo e persuasivo; inattaccabile fa e dimostra senza parlare.

In tema di salute e e di obiettivi di forma fisica la ricetta migliore è quella preparata con gli stessi stimoli che ho indicato: pensata, dedicata e scelta per il bene tuo e degli altri.

Cucinare scegliendo ingredienti sani, di stagione, poco manipolati dall’industria e selezionati in base al gusto ma anche alla loro salubrità, è come meditare ossia riesce a liberare la mente dai treni di pensiero insistenti e negativi. Abbassa il livello di cortisolo (ormone dello stress) e aumenta quelli della gioia (endorfine), fa bene al tuo corpo, a quello degli altri commensali, aumenta le difese immunitarie, regola i valori ematici e pressori (il cibo buono e sano è terapia!) e dichiara chi sei.

Le nuove tendenze ci vedono volenti o nolenti a casa a cucinare (fuori non si può andare) e vuoi vedere che questo “obbligo” non sia una benedizione almeno per il giro vita?

Senza scherzare troppo, gli italiani in tema di risorse di resilienza in cucina stanno facendo piccoli miracoli; ancora una volta insegniamo al mondo come si mangia per bene. Anche sotto stress.

Siamo un esempio e anche se non basta è un buon inizio e un bell’abbraccio all’autostima. Ce lo meritiamo.

Vi aspetto la prossima settimana per dirvi quello che state facendo, magari inconsapevolmente, per meritare la stima mondiale e per raccontarvi quali altri mosse possiamo compiere per migliorare.

IO CI SARO’. E VI ABBRACCIO.

GRAZIE