Perché avremmo una mente se non per fare a modo nostro?”

Fëdor Dostoevskij

Inizio con un grazie, per le tante risposte e opinioni e idee inviate dopo l’ultimo articolo, quello dedicato agli abbracci.

Grazie perché, proprio tutti, vi siete uniti al rituale dell’abbraccio e avete ricordato, sottolineato, incitato la meraviglia estatica e terapeutica del circondarsi e accogliersi con le braccia.

Fra tutte, vorrei condividerne una, arrivata direttamente a me e non pubblicata sul sito e neppure sui social (una scelta dell’autore).

La riporto perché riassume i pensieri di tutti e, qui, desidero che anche voi possiate sentire il bene che ho respirato io leggendola :”…un abbraccio sincero scavalca i muri, infrange le barriere, rende partecipi del proprio e dell’altrui calore, sorvola la (e sulla) razionalità, la accantona per andare dritto al profondo, all’interiorità. Un abbraccio, quando è vero, consola, cura, rigenera, stabilisce legami intimi. Un abbraccio è una con-fusione di animi…”

Vi lascio qualche istante per sentire ancora il gusto di queste parole che, se lasciate lì a sedimentare, rimbalzano nella testa, nel cuore e fanno bene. Fanno stare bene.

Ognuno di noi ha dentro la combinazione di gesti, azioni, pensieri che fanno stare bene: ognuno a modo suo. Tuttavia, la traccia, la base, il substrato su cui si fondano, crescono e prosperano le azioni-intenzioni che fanno bene sono simili per tutti. La similitudine di cui parlo ha la forma della gentilezza, della con-passione, della comunione, dell’amore.

Mi sa che non ve ne rendete conto eppure lo fate quasi ogni giorno, chi più chi meno, lo fate, lo pensate, lo dedicate a voi, agli altri, all’ambiente.

Se non lo fate, vi sentite carenti, insoddisfatti, incompiuti. Tristi.

Per esempio, ho letto svariati articoli sulla operosità e resilienza degli umani (ma soprattutto degli italiani) in tempo di lockdown (che sia il primo, il secondo, il terzo, la zona rossa, arancione o gialla fa lo stesso). E gli altri Stati stanno a guardare; le nostre lotte politiche, vero, ma anche le nostre mosse per tirare su la testa. E guarire nel corpo e nello spirito.

Ora vi spiego cosa intendo.

Quando la situazione si fa critica, vai a capire come, l’italiano tira fuori dal cappello una possibile soluzione, creativa, rivoluzionaria, poco ortodossa ma, alla fine, vincente.

Una fra tutte: da circa un anno (fra i peggiori della storia) i popoli della penisola italica hanno capitalizzato decenni di richiami sullo spreco di risorse, sulla validità dei cibi genuini, poco trattati, sulla raccolta differenziata, sull’importanza della cucina oculata, programmata per la salute e non solo per pancia. Il quadro emerge da una ricerca dell’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market/Swg) realizzata, il 16 novembre 2020, decennale della proclamazione della Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco. Più frutta e verdure biologica nel carrello, minore acquisto di carne (soprattutto rossa) e di cibi confezionati, imballi di plastica. E poi ricerca dei prodotti locali e sperimentazione di alimenti prima banditi per pregiudizio (è aumentato, ad esempio, l’acquisto di cavoli, cavolfiori, broccoli) ma anche, udite, delle proprie capacità nel preparare ricette sane (ossia con meno zuccheri, grassi e sale), con le proprie mani e la personale fantasia. Molti quelli che l’hanno fatto per la prima volta! Queste modalità hanno fatto bene anche al portafoglio: comprare e mangiare sano costa meno! Sempre la ricerca ha calcolato che il carrello “spesa attenta e sana” costa dai 7 ai 10 euro in meno rispetto a quella standard.

Non stupisce che le nuove tendenze 2021/22 parlano di morigeratezza, parsimonia, cura, attenzione nella scelta, acquisto, cottura e consumo di generi alimentari. Il bello è che sono atteggiamenti che tutti hanno sempre saputo essere virtuosi, sani e risolutori per la salute dei viventi e del pianeta intero ma… sapete com’è, tutto corre veloce e siamo bravi a rimandare.

Quello che fa notizia è che la maggior parte ha rinunciato, per forza o per volere, al superfluo, quello acquistato, usato, mangiato per automatismo (in genere si percorrono gli stessi corridoi del supermercato per acquistare sempre i soliti prodotti!).

Distratti da altro, ci pare di non potere fare a meno di oggetti, comfort food (dolci, snack salati), appuntamenti fissi che, alla fine, si rivelano solo “stampelle emotive” che danno la sensazione di stare meglio.

Ecco, la situazione sta cambiando da noi ma anche altrove, il tempo ha perso la sua supremazia totalitaria (abbiamo ritmi diversi, la percezione del tempo è evoluta) e siamo più consapevoli del concetto di impermanenza.

Se l’unica certezza è il costante cambiamento ora, più che mai, ce ne rendiamo conto e, pare, iniziamo ad accettarlo e, vi dirò di più, ad apprezzarlo.

Torniamo alla cucina; se prima ci interessavamo ai piatti attraverso la TV (che non fa altro che sfornare chef e gare e sfide su chi fa meglio), ora in cucina impastiamo noi; se prima ordinavamo online spesa e cena, ora andiamo di più nei negozi (per solidarietà anche nei piccoli) a scegliere personalmente cosa comprare guardandolo, toccandolo, annusandolo. Se prima mangiavamo distratti davanti al telefono, ora gustiamo prima con gli occhi la nostra opera e prestiamo attenzione al gusto che noi abbiamo creato.

Siamo più presenti e grati perché, ora è più chiaro, nulla è scontato e certo; neppure il cibo. Avere a disposizione risorse è meraviglioso, gestirle con rispetto senza abuso e in presenza eleva la nostra stessa natura. E ci fa bene, ci cura e protegge. E non è vero che è “roba new age”. Lo conferma, nientedimeno, la meccanica quantistica.

La conoscete? E’ affare da scienziati ma spiega i segreti inimmaginabili di quello che ti passa per la testa e che ti fa rimanere vivo.

La prossima volta ve ne parlo.

Non potete proprio mancare!

IO CI SARO’.

GRAZIE