Ridere delle follie del mondo”

T. Schipa

Secondo voi, felici si nasce o si diventa? L’allegria si può apprendere? Ed è vero che è contagiosa?

Mi soffermo spesso a riflettere su questi quesiti perché, da tempo ormai, il buonumore (o almeno una visione possibilista e e dolcemente leggera della vita) è indicato come protettivo, se non terapeutico, nei confronti della salute.

Non pochi studi spiegano che la modalità di affrontare gli eventi della vita incide sulle difese immunitarie e gioca un ruolo (ancora da definire nel dettaglio) protettivo verso gli insulti inferti dallo stress, dagli inquinanti e dai virus/batteri. Una sorta di vaccino insomma che, in più, ottimizza le relazioni sociali, le capacità cognitive e pure l’abilità nel trovare soluzioni creative e pertinenti quando se ne crea la necessità.

Il buonumore merita la nostra attenzione; tutta la nostra attenzione.

Andiamo con ordine per capire come e perché essere lieti è così importante, anche per contrastare i temuti chili di troppo.

Alcuni anni fa, i ricercatori della Canergie Mellon University di Pittsburgh (Pennsylvania) hanno somministrato ad un nutrito gruppo di volontari in salute un questionario circa il loro stato di umore insieme a dosi di virus del raffreddore (rhinovirus) tre volte alla settimana per due settimane. E’ risultato che coloro che avevano dichiarato di essere felici si infettavano meno rispetto agli altri immusoniti.

La spiegazione, secondo gli studiosi, sta nella risorsa caratteriale dei soggetti bendisposti al sorriso perché, così facendo, stimolano la produzione di endorfine, gli ormoni del benessere. Secondo il “linguaggio biologico” le endorfine parlano la lingua dei sentimenti/emozioni del piacere e, una volta prodotte, scatenano una cascata di altre reazioni che coinvolgono, oltre al cervello, tutti gli organi facendo loro del bene oltre che a renderli più protetti.

Non solo, da questo e da altre ricerche è emerso che i sentimenti agiscono sul sistema immunitario che vigila costantemente contro gli agenti infettivi e la moltiplicazione cellulare responsabile dello sviluppo di masse che possono evolvere fino al tumore. A questo gli studiosi sono arrivati fin dagli anni Sessanta, osservando che le donne che avevano subito un lutto sviluppavano tumori al seno con maggiore frequenza rispetto alle altre. A queste prime osservazioni ne sono seguite altre che hanno confermato l’effetto “onda nera” del malumore sulla salute.

Al contrario, se sei di buonumore il cervello va “su di giri” e ti ricompensa con una rete di protezione solida, quasi fosse una fortezza inespugnabile. Ed essendo ormai noto che il collegamento tra cervello ed intestino è a doppio senso (ossia l’uno influenza profondamente l’altro come se fossero un unico grande organo multifunzione), non è una baggianata la frase che tanto mi piace “ridi di pancia e passa tutto”. E’, infatti, proprio nella pancia (nell’intestino) che le difese contro gli attacchi esterni vengono coltivate e nutrite attraverso il cibo che mangiamo (quando mangi non sei mai da solo: milioni di batteri banchettano con te e sono coloro che ti proteggono contro le malattie) e i pensieri, emozioni, sorrisi e buone intenzioni che coltiviamo.

Gli studi in materia si sono fatti sempre più sofisticati e ne sono uscite delle belle: i batteri che popolano l’intestino sono co-responsabili dell’obesità, hanno influenze insospettate sul cervello, e persino un ruolo nella genesi di disturbi mentali e malattie neurodegenerative.

Esistono delle associazioni tra gli squilibri della flora intestinale e alcuni disturbi mentali tanto che, soprattutto negli Stati Uniti, si parla di terapia a base di “microbi dell’umore” anche detti “psicobiotici”.

Si è visto che i pazienti depressi hanno una minore diversità batterica intestinale, che gli stati di stress prolungati alterano le colonie del microbiota intestinale e inducono una iperproduzione di cortisolo (ormone dello stress appunto) che minaccia gli equilibri tra i ceppi intestinali ed esiste (anche se ancora da verificare sugli umani) una via metabolica che correla la distonia intestinale con l’autismo, il Parkinson e le malattie autoimmuni.

Io non sono sorpresa da tutto questo: siamo un organismo formato da molteplici organi, apparati e strutture assai complesse ma, sempre, collegate fra loro; uno dipende dall’altro e l’altro sa quello che fa l’uno e si sintonizzano per orchestrare l’intera nostra vita fisica ed emotiva. Non siamo fatti a compartimenti stagni; siamo un fluire continuo di informazioni, di energia, di codici che non capiamo proprio bene ma che sanno fare la differenza tra sano-malato, forte-debole, capace-indifeso, vincente-timoroso, magro-grasso.

Capite la ragione che mi spinge ad approfondire il “mistero nella pancia”? Il nuovo corso che sto seguendo, gestito e condotto da eccellenze italiane nel settore, ha nel programma tutti questi punti chiave che, mi auspico, possano rendermi migliore e capace di aiutare i pazienti.

Per iniziare e certa di non sbagliare, vi invito a cogliere il bello che ogni giorno, anche di questi tempi, si staglia davanti ai vostri occhi e, anche se a volte ci vuole coraggio, ridere di gola fino a fare male la pancia perché quel “male” che senti è, in realtà, un bene prezioso. Per te e per chi ti circonda.

Ricorda, la risata è contagiosa e un buon contagio non ha effetti collaterali ma solo benefici.

Non ci riesci spontaneamente? Va bene, aspettami; la settimana prossima ti scrivo come fare. C’è sempre un modo. Anche per te.

Vi aspetto

IO CI SARO’.

GRAZIE