Si chiama calma, e mi è costata tante tempeste per ottenerla”

Dalai Lama

Questa volta intendo svelarvi l’identikit del “mangione seriale”. Non sto parlando dei compulsivi cronici, ossia di coloro afflitti da vera e propria patologia del comportamento alimentare che meritano cura, attenzione ed un percorso medico multidisciplinare.

Mi sto riferendo a quelle persone che…hanno sempre fame e voglia di mangiare. O piluccare. O stuzzicare. Insomma avere sempre qualcosa da masticare.

E non sono mica poche, sapete? Anche sotto mentite spoglie (ossia anche i soggetti normopeso) molti hanno il desiderio/bisogno di mangiare spesso.

Tolti i soggetti che ne hanno effettivamente bisogno come i bambini e gli adolescenti in crescita, gli sportivi di alto livello, esistono categorie di persone che passano molto tempo a mangiare, a desiderare il cibo, a cercare cibo, a pensare al cibo!

Vi tolgo subito il dubbio: non sono degli irriducibili viziosi schiavi della gola e del piacere. E’ molto probabile che amino il cibo e il piacere che esso produce (come tutti d’altronde) ma la loro attitudine, il loro “non potere farne a meno” non ha nulla a che vedere con la forza di volontà o la debolezza di carattere. No, sono così per diversi motivi che poco hanno a che fare con la risolutezza e la forza. Molto dipende da quello che hanno nella testa e nella pancia.

Appurato il fatto che mangiare e bere procurano piacere a tutti (è scritto nel nostro DNA; ne va della nostra sopravvivenza e perpetuazione della specie. Siamo “spinti” dal piacere per assolvere a questi istinti), per alcuni questa spinta è portata all’ennesima potenza e sfiora le caratteristiche della dipendenza vera e propria.

Non è una novità: soprattutto alcuni nutrienti, stimolano la liberazione di certi neurotrasmettitori ed ormoni deputati al piacere esattamente come le droghe propriamente dette; quelle proibite.

Gli alimenti ricchi di zuccheri, grassi e sale sono come droghe. Dolci vari, patatine, snack salati e tutti i preparati ad alto contenuto dei tre elementi hanno il potere di drogare il cervello che sperimenta una vera beatitudine, innescando il meccanismo della dipendenza. Il cervello “ricorda” proprio l’ebbrezza vissuta e anche l’enorme fonte energetica che, per la sua parte più antica (quello dei nostri progenitori che di cibo per sopravvivere ne avevano ben poco), è preziosa e utile, così da indurci a farne scorta più volte possibile. Chi lo sa che una nuova carestia o guerra possa rimetterlo (lui, il cervello, il comandante della nave umana) in crisi e, così, rischiare di perdere il patrimonio genetico per le nuove generazioni?

So che appare illogico ma la nostra parte più atavica, istintuale si base su pochi e semplici comandi il cui scopo è sempre quello della sopravvivere e di riprodursi, con ricordi e memorie che sono antiche quanto l’uomo. Anche per gli animali vale la stessa cosa.

Tornando al “desiderio” di un certo cibo e al suo mangiarlo spesso, la regola base e schiacciante è: più ne mangi e più ne vuoi mangiare.

Ecco la prima spiegazione dei divoratori a tutte le ore di merendine, caramelle, cioccolatini ma anche patatine, pizzette, focacce, affettati e stuzzichini vari. Anche l’alcool. Questo viene convertito in zucchero e il circolo cerebrale che si innesca è lo stesso con l’aggravante che la dipendenza è ancora più marcata.

E poi c’è il capitolo stress, famigerato e compagno indesiderato dei nostri giorni; ora più che mai.

Lo sapete che il cibo è un potente ansiolitico, antistress, scaccia-ansia quasi o a volte superiore ad un farmaco?

E siete a conoscenza del fatto che quando abbiamo poco da fare e ci annoiamo tendiamo a mangiare di più?

Si, sapete tutto questo, perché stando ai dati raccolti durante la pandemia mondiale che ancora stiamo vivendo, i più hanno dichiarato di avere mangiato/cucinato di più a causa del tanto tempo passato a casa, in reclusione, anche per “passare il tempo” e per “distrarsi” e non “sentire il dolore e la paura”.

Alla base di queste azioni/reazioni il meccanismo è molto simile a quello sopra descritto: mangiare certi alimenti abbassa la soglia dello stress e dona calma. Purtroppo “l’anestetico alimentare” dura poco e “l’effetto rebound” (ossia il brusco ritorno all’evento stressogeno) è, se possibile, più forte e sgradevole di quello originario.

Ecco spiegato perché alcuni soggetti che masticano sempre lo fanno quasi con “rabbia”, senza neppure rendersene conto (avete mai osservato chi mastica per ore il chewing gum?).

Questa attitudine alla “ruminazione” persiste anche contro la loro volontà perché è uno strategia antistress inconscia (il meccanismo alla base del bruxismo ossia il digrignamento dei denti soprattutto di notte è più o meno la stessa cosa).

E poi … anche qui, per questo nuovo argomento mi sento di parlare ancora della pancia, dell’intestino, del microbiota intestinale. Si, perché, pare, che nella selezione dei ceppi che lo popolano, il microbiota, ci sia la risposta al senso di sazietà o al bisogno continuo di mangiare. Non solo, ci sono studi che dimostrano come la nostra tendenza a mangiare un cibo oppure un altro influenzi la marea batterica che ci abita e che ci “impone” di mangiare oppure smetterla; che rendi appagati oppure alla continua ricerca di altro, quel “non so che” da mettere sotto i denti.

Anche questo ci identifica e ci da forza, carattere e sorriso.

Anche questo ci distingue e decreta autostima, salute, forma fisica, capacità e calma per affrontare tempeste e malattie.

Anche questo ti permette di fare una dieta con risultati favolosi e duraturi.

Aspettami. Settimana prossima approfondisco.

Non mancare.

IO CI SARO’.

GRAZIE