Mi piace chi cerca con cura le parole da non dire”

A. Merini

Mi sono resa conto che per avere successo nel mio lavoro di nutrizionista non basta l’abilità tecnica e la conoscenza scientifica anche se, ovviamente, sono molto importanti.

Giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza mi sono chiesta: ”Cosa posso fare di più (e meglio) per aiutare ad ottenere risultati più che buoni e duraturi?”. Non è una mania di perfezionismo; è una vera necessità! Puntare alla salute attraverso la cura e la prevenzione grazie al cibo che mangiamo ed il comportamento alimentare che adottiamo è una priorità. La “batosta Covid-19” ha reso tutto più vero, quasi palpabile. E ha scatenato nuove dipendenze, nuovi disturbi alimentari, nuove compulsioni e attaccamenti verso il cibo.

Alla mia domanda di auto miglioramento ho risposto con un master che rendesse me stessa migliore: ho conseguito il livello di istruttore mindfulness proprio durante la prima ondata pandemica e mi sono esercitata, ho sperimentato e iniziato ad inserire le pratiche nei protocolli alimentari che propongo.

La mindfulness, disciplina riconosciuta nella clinica ospedaliera e nelle tecniche della psicologia, ha l’obiettivo principale di gestire lo stress, il rimuginio mentale, l’ansia nelle sue diverse sfaccettature. Esiste addirittura una branca, la eating mindfulness, proprio dedicata ai disturbi dei comportamenti alimentari e alla loro gestione. Si, perché il cibo ed il suoi effetti sul corpo possono creare vero stress oltre che patologie belle e buone (ipertensione, diabete, obesità, malattie autoimmuni, tumori). Sembra un paradosso ma non lo è: lo scontro fra il piacere della degustazione (se smodato o semplicemente non adeguato) e gli effetti fisici e psicologici conseguenti può arrecare danni nel breve, medio e lungo periodo. So che capite di cosa sto parlando, è una realtà che, se ben ci pensate, riguarda molti e fare la dieta restrittiva non serve anzi, acuisce i sintomi di disagio e il desiderio di rivalsa (non dimenticatelo mai: mangiare è ansiolitico e antidepressivo).

Ecco dunque spiegato il perché mi sono posta quella famosa domanda e perché ho trovato quella soluzione che mi attrezza per servire chi mi chiede aiuto.

Come tutto quanto è importante e conta nella vita, è necessario personalizzare, calarsi nella parte e “cucire” la proposta alimentare, ma anche quella della mindfulness, su misura in modo che abbia nome e cognome di chi dovrà praticare e seguire il percorso per stare meglio.

Strada facendo ho tuttavia individuato delle pratiche mindfulness ideali per specifiche categorie che desidero condividere con voi. Siete tanti e, voi, siete fonte di ispirazione ed insegnamento per me. Chiedere aiuto, consiglio o anche solo osservare gli altri offre tante modalità di apprendimento e casi di studio preziosi.

Il primo lavoro è stato quello di individuare gli atteggiamenti mentali fallimentari verso il cibo e l’immagine di sé come i falsi miti, il sabotaggio mentale e le varie distorsioni verso il proprio corpo. Quello che serve è:

  • LIBERARE LA MENTE DALL’ANSIA DEL RISULTATO

  • SGRETOLARE LA GRANITICA CERTEZZA CHE UNA VOLTA PERSI I CHILI IN ECCESSO LA VITA SARA’ MIGLIORE

  • RIDIMENSIONARE IL VALORE DELLA MAGREZZA QUALE ILLUSIONE DI ESSERE ACCETTATI QUINDI AMATI

  • CAPIRE CHE NUTRIRE IL CORPO EQUIVALE AD ESSERE VIVI OSSIA VITALI; DARE CIBO E’ UNA METAFORA CHE NUTRE OGNI SINGOLA CELLULA; NON SOLO GODIMENTO PAPILLARE

Questi sono i macro obiettivi su cui ho lavorato e la soluzione si può condensare con la ricerca della quiete nella mente, nel lasciare andare grazie e ad opera del respiro e attraverso/grazie il respiro.

Respirare consapevolmente significa prendere atto della sua qualità in precisi momenti della giornata, vuol dire “osservare” il respiro fino a renderlo una “scia luminosa” che attraversa e nutre tutto il corpo; vuol dire disattivare l’ansia di non farcela, di non essere all’altezza di non avere/meritare tempo per sé. Vuol dire smetterla di creare crucci-autoimposti che innescano sensi di colpa e privazioni.

Respirare in presenza è una capacità magica di noi umani e fa la differenza. Questo atto nella sua estrema semplicità se praticato con cognizione di causa, se capito, e gentilmente spinto verso la sua versione migliore cambia e calma la mente; sa davvero nutrire ed ossigenare ogni singola cellula affamata di aria, cibo buono e amore. L’amore dimora anche nel respiro perché solo respirando siamo vivi. Solo respirando bene incameriamo vita ed eliminiamo ciò che non serve; solo respirando bene percepiamo la pienezza di chi siamo e e di quello che possiamo fare per noi e gli altri. Sei nato perché hai saputo respirare da solo alla tua nascita. Rinasci se permetti ai tuoi polmoni, al tuo diaframma, alla tua pancia lo stesso atto di accoglimento dell’aria che, non metaforicamente, ti tiene attaccato alla vita. E la vita può essere un “gioco meraviglioso” ma senza aria da respirare e senza cibo da gustare non esiste.

Respira dunque, già da ora che mi leggi, fai entrare lentamente l’aria e, ancora più lentamente, falla uscire. Pensala, l’aria che respiri, come il tuo momento più importante, ora, adesso, e permettile di portare dentro vitalità e portare fuori scorie e pesantezza.

Ho voglia di parlare ancora con voi di aria-cibo-amore, delle categorie che ho individuato e che coinvolgono la maggior parte di noi e di come, in pratica, respirare la vita.

State con me, la prossima settimana vi spiego cosa e come fare.

Sono molto sensibile a questo argomento ora che Gianluca inizia, piano piano, a respirare da solo.

Lui sì che sa cosa vuol dire avere voglia di respirare, dopo più di un mese con un tubo che lo fa per lui. Beh, vorrà dire che sarà il nostro nuovo maestro del respiro!

Arrivederci a settimana prossima.

IO CI SARO’.

GRAZIE