Questa è la mia vita non dimenticarlo

Caparezza

Vi confiderò un segreto.

Essere una nutrizionista mi offre l’opportunità di conoscere ed aiutare molte persone: donne e uomini giovani oppure no, bambini e adolescenti. Per me è una vera fortuna perché amo il lavoro che svolgo e, a livello personale, mi permette un costante confronto con i miei simili (mai simili) e soddisfa la mia curiosità. Gli altri mi hanno sempre incuriosito molto: mi interessa sapere come vivono, quello che vedono con i loro occhi e la loro mente, cosa scelgono e come gestiscono la loro esistenza. Io, per davvero, imparo molto così (non immaginate quante alternative di pensiero esistono!) e, spesso, a loro insaputa, i miei pazienti e studenti diventano i miei maestri e maestre.

Fermandomi a pensare al modo di mangiare di ciascuno, ho appreso che esistono due grandi categorie a loro volta suddivise in sotto categorie. Sembra difficile ma non lo è; parliamo di materiale umano, nulla è scontato è nulla è predefinito.

Dicevo, due categorie:

  • chi mangia in modo pacato, morigerato, gustando e masticando bene il cibo

  • chi divora letteralmente il piatto

Per sotto categorie intendo sfumature in eccesso o in difetto tra le due grandi correnti di comportamento a tavola.

Se state pensando che i primi hanno poco da fare tutto il giorno e quindi si concedono lunghe pause per i pasti vi sbagliate. Non ho riscontrato grandi diversità in questo senso: in entrambe le categorie ci sono i professionisti, gli impiegati, gli insegnanti, gli studenti e chi è in attesa di un nuovo lavoro.

La differenza risiede essenzialmente nelle abitudini, magari radicate da anni, nel modo di intendere esentire”, il cibo, nel significato metaforico che ognuno conferisce al cibo e, di riflesso, alla vita intera.

Partendo dal presupposto che siamo essere complessi e che ogni parte di noi (corpo, mente e spirito) è strettamente collegata ed interconnessa all’altra, mangiare diventa un modo di vivere ossia una risposta personale e personalizzata verso quello che viviamo e al come lo viviamo.

Un’altra azione squisitamente legata ed influenzata dagli eventi e dalle esperienze che ci capitano, è il respiro.

Mangiare e respirare sono impulsi, fabbisogni primari e vitali, tra loro connessi e conseguenti al momento fisico e mentale che viviamo.

Per questo negli articoli precedenti ho parlato del link tra i due e del perché ho approfondito l’arte della mindfulness quale pratica per migliorare la qualità del respiro, per gestire lo stress e le distorsioni nel comportamento alimentare.

Fateci caso, quando siete sereni, incamerate più aria perché respirate profondamente e andate al ritmo corretto e fisiologico del cuore; al contrario quando siete agitati e avete fretta affrettate pure il respiro che si fa corto e il cuore, di rimando, batte più velocemente. Addirittura a fronte di uno spavento o di una grande sorpresa smettete per un attimo di respirare; si va in apnea e il cuore diventa un tamburo nel petto.

Ancora, quando siete in pace, in buona compagnia, in un giorno che vi piace guardate il cibo nel piatto, ne siete grati, lo gustate, lo sentite sotto i denti, godete del piacere che sprigiona ad ogni scatto di denti e, senza rendervene conto, lo tenete di più in bocca, quasi a voler prolungare il piacere stesso. Nei giorni no, quelli degli automatismi cadenzati dai doveri, guardate appena quello che mangiate e non lo ricordate neppure dopo poche ore; non ne percepite appieno il calore, la consistenza, il gusto dei vari bocconi che diventano troppi o troppo pochi perché concentrati, distratti, preoccupati da altro. E lo mandate giù quasi intero come se la cosa non vi riguardasse e pensate già a quello che dovete fare subito dopo. Una sorta di scollegamento del corpo (che respira e mangia) dalla mente (che pensa incessantemente e ruba spazio a chi sei e a quello che davvero vuoi).

L’argomento è delicato e mica semplice ma non per questo può essere trascurato o sminuito con un “sono abituato a mangiare e respirare così che ci posso fare?”.

Molto ci puoi e possiamo fare tutti perché mangiare e respirare sono “la tua vita, non dimenticarlo” e fa di te la donna e l’uomo che sei e che potresti diventare.

Oltre a migliorare, correggere e guarire da malanni anche seri, mangiare e respirare bene sono la formula della bellezza fuori (fisico asciutto e tonico, pelle luminosa, capelli ed unghie sani) e dentro (equilibrio, calma, centratura mentale).

Certo che vi dirò di più e come fare; nel mentre voi tutti siate presenti al respiro (pensaci per non trattenerlo e inspira ed espira più lentamente) e, una volta a tavola, stacca telefono, TV, pensieri e non parlare. Mangia e basta. Recita dentro di te:” Ora mangio; solo questo conta”. E fallo, mangia lentamente, masticando il pasto tuo per almeno 20 minuti.

Goditelo; te lo meriti.

Anche Gianluca ha ripreso a respirare autonomamente e a mangiare. I medici lo dichiarano ad ogni telefonata di aggiornamento del suo stato: “respira e mangia. Sta guarendo!”

VI ASPETTO SETTIMANA PROSSIMA

IO CI SARO’

GRAZIE