Il piacere più grande nella vita è fare ciò che le persone dicono che non puoi fare”

W. Bagehot

La scorsa settimana ho assistito ad una conversazione tra madre e figlio, di circa 5 anni, tra le corsie di un supermercato. La mamma ha chiesto al piccolo cosa volesse mangiare per cena e lui ha risposto:” Pane con la mortadella”.

Confesso che ho sorriso e ho provato un moto di tenerezza verso il bambino messo a tacere con un :”No! Non è una cena sana”.

Lo scambio mi ha fatto riflettere e mi sono ritrovata a pensare agli istinti, quelli che ci spingono a scegliere un cibo piuttosto che un altro.

Conta molto il gusto personale, il momento della giornata e quello che abbiamo mangiato di recente. Conta anche lo stato d’animo e i ricordi associati a certe pietanze. Vi capita mai di masticare un alimento e di collegarlo ad un evento preciso? Così come gli odori, anche i sapori si depositano nella nostra mente con una connotazione emotiva molto forte. Se un certo piatto è mangiato per la prima volta in un contesto armonioso e piacevole farà parte della lista dei nostri cibi preferiti; il contrario se l’atmosfera non è delle migliori. Si sa, la specialità della nonna o della mamma è speciale proprio perché unico era o è il rapporto con loro e, spesso, è buona come un abbraccio e la sicurezza del calore domestico.

Ci sono dei preparati alimentari che, volutamente, rimandano a quelle sensazioni per spingerci a comprarli e consumarli: una vera operazione di marketing (sulle etichette si sprecano i claim come “fatto in casa come una volta” o “buono come quello della mamma”) che mira al business e alle nostre corde sensibili. Il cibo parla all’istinto e ai sentimenti.

Siamo esseri emotivamente legati al cibo ed emotivamente influenzati dal cibo. Dobbiamo farcene una ragione e, a ben vedere, questo ci salva da errori macroscopici responsabili di sovrappeso e malattie. A patto che il nostro istinto all’emotività alimentare sia realmente tale e non “drogato” da processi industriali o speculazioni di marketing.

Si parla di “alimentazione intuitiva”, quella che sta prendendo piede e che associa il buon mangiare alle risorse emozionali (sane) presenti negli esseri umani. Una sorta di guida alla consapevolezza alimentare e psichica, un percorso di presa di coscienza per far pace con il cibo e le pulsioni verso lo stesso.

Questa filosofia alimentare, tecnicamente “intuitive eating”, è una costola della mindfulness di cui vi parlo da un po’ e si basa sostanzialmente sull’ascolto dell’intero corpo dove nascono gli istinti e le intuizioni, appunto.

Il corpo istintuale, ossia la radice dove partono desideri e bisogni, non mente mai: sa di cosa ha bisogno per stare bene, quali cibi e bevande e quantitativi per ogni pasto gli servono per funzionare egregiamente e senza accumulare grasso o tossine. Lo sa perfettamente. La sfera emotiva, bisognosa di gratifiche e stratagemmi antistress, non sempre.

Serve allora ricreare il link atavico tra la parte saggia di noi (quella che sa) e l’altra che pretende e desidera e si auto gratifica (quella un po’ drogata, influenzata ed influenzabile). Una specie di tregua tra il panino alla mortadella richiesto dal bambino del supermercato e il “no non è sano” di risposta.

Come fare dunque?

Per sapere come, gli esperti hanno stilato 10 passaggi chiave da seguire per entrare in sintonia, e ascoltare, l’istinto-intuito sano verso il cibo.

Eccoli:

Togliti dalla testa il concetto di dieta. Basta restrizioni e mortificazioni alimentari: limitarsi sempre e troppo è controproducente. Ricorda il motto ”ciò a cui resisti persiste”. E’ veritiero, soprattutto con il cibo. DIETA? NO GRAZIE

Onora la tua fame. Questo sì che è un impulso sano; non vergognartene mai e non fare finta che non c’è. La fame non ti lascia in pace!

La pace più importante che puoi coltivare è con te stesso e con il cibo che mangi o che vorresti mangiare: non è facile lo so, ma può essere semplice con i giusti strumenti che un professionista sa fornire

Non giudicarti e non farti condizionare. Giudizio e condizionamento sono i principali nemici dell’equilibrio corpo-mente: gli altri non sanno chi sei e che cosa vuoi; tu si. Ma quale parte di te fai parlare? Attento, il giudice più impietoso sei tu!

Affina l’arte della scelta del cibo che intendi mangiare con tutti i sensi e con l’istinto viscerale che nasce dal tuo reale bisogno. Fermati prima di comprare o di addentare: cosa vai cercando? Gusto? Ristoro? Riempimento di un vuoto? E dove sta quel vuoto?

Questi i primi 5 punti su cui riflettere e fare tesoro. Direi che al momento bastano e avanzano.

Al prossimo incontro vi svelo gli altri 5.

VI ASPETTO SETTIMANA PROSSIMA

IO CI SARO’

GRAZIE