Tu sei quello che fai, non quello che dici che farai”

C. Jung

Wow, siete straordinari, davvero! Anche dopo l’ultimo appuntamento qui, mi avete coinvolto e fatto partecipe delle vostre esperienze e di quello che desiderate approfondire. Alla mia esortazione: ”Prova” vi siete cimentati e avete provato. Bravi! Questo si chiama agire e, visto l’impatto che questi argomenti suscitano, mi sono presa qualche giorno in più per riflettere ed elaborare questo nuovo scritto.

Per chi si è perso l’articolo precedente, ho raccontato di strategie e “spinte gentili” per attrezzare il cervello (quindi la mente, le intenzioni e, in ultima analisi le azioni) a raggiungere lo stato di calma, di consapevolezza e di capacità nel raggiungere gli obiettivi. Questi ultimi, a seconda dei casi, possono essere legati al dimagrimento oppure alla risoluzioni di acciacchi e patologie legate allo stile alimentare e comportamentale (quindi praticamente tutte le patologie).

Ogni passo che condivido con voi crea e ri-crea la mappa del dimagrimento-benessere che ho costruito nel tempo e mi offre gli strumenti e i metodi per aiutare me stessa, i miei pazienti e chi mi chiede un parere o un suggerimento.

Dunque, avete provato a selezionare il cibo sensoriale di cui vi nutrite ogni giorno e, riassumo, la maggior parte dei commenti ha il seguente tema: ”COSA POSSO FARE QUANDO LA VOGLIA DI MANGIARE E’ FORTE, CONTINUA, INCONTROLLABILE?”. Questo macro argomento si può declinare nelle domande più specifiche del tipo: ”Cosa posso fare in quei giorni di fame intensa?”, “Come resistere alla tentazione dei dolci?”, “Perché quando mi rilasso – o quando sono nervosa/o – mangio molto di più del mio reale appetito?”.

Fateci caso, l’argomento e le domande hanno un punto in comune: l’autogestione nei confronti del cibo. Concentriamoci su questo perché è il quesito reale, il bandolo della matassa, il dilemma; e il cibo non c’entra nulla. C’entra invece il come e il perché il cibo viene ingerito. C’entra l’effetto e la risposta che il cibo scatena e c’entra la valenza, la posizione che ognuno conferisce al cibo nella scala dei valori e nelle tecniche di auto-aiuto. Non il cibo in sé.

Ad essere sinceri, ciascuno sa bene che è così, sa bene perché usa il cibo come strumento di sedazione o conforto e sa anche che il bisogno di mangiare incontrollato (spesso definito fame nervosa) nasce in una zona che si trova tra la testa e il cuore; non nella pancia. Solo che non sa, o non ricorda, come uscire dall’automatismo “mangio che mi passa. Passa l’ansia, passa la fame”. E, invece, non passa né l’una né l’altra.

Ed qui che entra in campo l’azione che vi dicevo ad inizio articolo, la “spinta gentile”, le tecniche per gestire quei momenti di automatismo alimentare.

1a AZIONE: regola i pasti. Questo vuole dire informare il centro di elaborazione glicemico che i livelli energetici sono in norma e stabili quindi non soggetti a fluttuazioni verso l’alto e verso il basso (responsabili dei cali di forze ed emotivi quindi attacchi di fame e voglie di ogni genere). Regolare i pasti significa pianificare e soddisfare, in base alle proprie esigenze di età, sesso, attività fisico-lavorativa, il fabbisogno alimentare. Senza entrare nel dettaglio (che varia appunto da persona a persona) consiglio sempre colazioni abbondanti e poco dolci, pranzi bilanciati e vari a base di prodotti stagionali integrali (ossia integri, non processati ed impoveriti a livello industriale), se necessario merende spezza digiuno (mai con le famose merendine che scatenano picchi di glicemia) e cene leggere ma ricche del colore dei vegetali di stagione. Questo genere di comportamento a tavola, sperimentato dai nostri antenati, è semplice e vincente per sostenere il corpo e la mente umana nella giornata. Quindi, trascurare i pasti più importanti, la colazione in testa e il pranzo poi, crea scompensi e “buchi” glicemici che si pagano con bisogni (fisici e mentali) imperanti di cibo nei momenti peggiori: tipici quelli dal tardo pomeriggio alla tarda sera (dopo cena sul divano è un classico).

Questo primo punto, da solo, è già responsabile di molte distorsioni e compulsioni alimentari. E’ un puro fatto tecnico (metabolico) che ha poco a che fare con i gusti e le attitudini personali: il centro elaborazione della soglia glicemica non si cura delle abitudini che ti fanno saltare la colazione (o che te la fanno fare con biscotti o brioche vuoti di nutrienti), non si preoccupa del tempo che pensi di non avere per pranzare (o ingurgitare veloce un boccone); quel sistema di regolazione della glicemia calcola esclusivamente l’energia che circola e che deve nutrire tutti i miliardi di cellule di cui sei fatto. C’è carburante quando il motore è in moto? Bene, la macchina va. Non c’è sufficiente carburante? Male! perché la macchina va lo stesso ma non con la potenza (prestazioni) che potrebbe avere e, prima o poi, il pieno te lo chiede e se lo fai quando il motore è fermo tutta quella benzina che il serbatoio raccoglie non farà girare il motore; lo ingolferà.

La metafora meccanica spero abbia tradotto in termini semplici che cosa accade se ci ostiniamo a non seguire le “regole del gioco” del corpo umano. A livello organico sappiamo funzionare se viene fornita energia alimentare, se non avviene nei momenti giusti e con la giusta qualità-quantità il sistema trova degli escamotage (risposte neurochimiche ed ormonali) che ci comandano richieste continue di rifornimento, nello specifico quello ad alto tenore energetico (circolo della dipendenza alimentare). Una sorta di “ricarica” per i tempi di magra che non esistono (almeno per noi fortunati) ma vengono simulati per errori di pratica, la nostra pratica quotidiana con le scelte di cosa e quando mangiamo.

Ma noi non siamo solo un corpo; noi abbiamo anche un corpo che attraverso i sensi, le esperienze, i pensieri e le azioni nutre e fa crescere la parte nostra più profonda, animica, anch’essa bisognosa di cure e attenzioni (il cibo dell’anima).

Per autogestire correttamente i comportamenti alimentari, serve integrare le richieste del corpo – mente – spirito rispondendo in maniera opportuna. Non è una missione impossibile. Siamo tutti capaci di farlo solo che non tutti sanno come farlo.

Se ti risuona quanto ho scritto, aspettami, la prossima settimana parlo delle altre azioni utili. E’ una mappa, il passaggio successivo si svela quando superi (ossia sperimenti) il precedente. Anche questa volta ti chiedo: ”Prova”, regola i tuoi pasti come suggerito e raccontami i cambiamenti che percepisci.

VI ASPETTO.

IO CI SARO’.

GRAZIE