Cos’è la vita se non imparare a vivere la vita?”

A. Lauro

Dalla radio Achille Lauro (cantante di nuova generazione, trasformista e provocatorio) mi fa riflettere con il suo ritornello: “Cos’è la vita se non imparare a vivere la vita?”.

Bella domanda direte voi. Ottimo rompicapo rispondo io.

Forse nessuno lo sa quale è il profondo senso della nostra esistenza anche se, tutti noi, abbiamo delle intuizioni al proposito.

Quello che so è che conviene vivere il momento ossia il presente, l’adesso che ci vede, davvero, protagonisti. Lo siamo stati anche in passato, protagonisti, ma ora le cose sono cambiate e lo saremo in futuro ma di quel che sarà non sappiamo ancora nulla.

Dunque, caro A. Lauro, mi permetto di fornire il mio piccolo contributo all’annoso enigma di “cos’è la vita” e svelarvi il mio pensiero “sull’imparare a vivere la vita”.

Non so specificare bene che cosa ha costruito il mio attuale pensiero. Credo le esperienze, gli incontri, gli studi, le letture, gli inciampi, i successi e gli insuccessi (questi due con uguale valore istruttivo) e poi le emozioni, gli slanci, l’amore dato, ricevuto e negato. Ancora le passioni, anche il dolore e la commozione in particolar modo verso la Natura e gli esseri viventi (dal più elementare al più complesso). E poi…alcune frasi, colte qua e là, che si fissano indelebili nella testa perché ti risuonano dentro. Arrivate così, in apparenza senza motivo da fonti varie, che, alla fine, hanno aperto porte socchiuse nella mia mente. Avete presente quei flash che vi “illuminano” e che, all’improvviso, vi fanno capire ciò che era nebuloso fino a ieri? Ecco, una cosa del genere.

Fra questi un biglietto di auguri con la scritta “Mi han detto di prenderla con allegrezza”.

ALLEGREZZA, la fusione di allegria e leggerezza, ha un fondo di saggezza enorme!. Coniugare l’allegria mista alla leggerezza, soprattutto di questi tempi, è merce rara; merce preziosa. E, penso, una delle migliori risposte alla cupezza, alla preoccupazione e al “non senso” del momento attuale che coinvolge i viventi e la Natura tutta.

E’ per questo che ho elevato l’ALLEGREZZA come seconda azione utile per il benessere e la capacità di gestire gli automatismi e le compulsioni alimentari, pur senza togliere nulla alla serietà dell’argomento. Quindi, dopo la prima azione che spiegava come regolare i pasti nel precedente articolo, oggi propongo la

2a AZIONE: poni un tocco di allegria e leggerezza al tuo vivere il cibo e la vita stessa.

Forse non tutti lo sanno ma, quando ti godi per davvero il cibo, il cibo diventa godimento. E quando il cibo è godimento non fa male e non fa ingrassare.

Godere del cibo significa apprezzarlo, masticarlo, “sentirlo”, onorarlo, accettarlo con un senso di gratitudine e presenza che mai include fretta, senso di colpa, timore e, sì, cupidigia. Quest’ultima nasce dalla voracità, dal bisogni di colmare e mettere a tacere non la fame, ma il vuoto, la paura, la delusione e la frustrazione per quello che c’è, che sei e che non vorresti. Eppure il cibo non ha alcuna responsabilità però, nelle società moderne, è diventato il viatico, il modo per non sentire, la “droga” di tutti.

Ecco il mio consiglio: oggi, magari dopo avere letto questo articolo, scegli il piatto che preferisci. Fa niente se è “proibito” dalla dieta, sceglilo, preparalo, e osservalo. Guarda i colori, aspira a pieni polmoni il suo profumo e aspetta. Aspetta un attimo ancora prima di metterlo in bocca. Raccogliti in silenzio al suo cospetto e percepiscine il suo valore per te e, da qui, lascia scaturire la gratitudine che provi per averlo, per poterlo mangiare e fare tuo. Poi, con calma, sempre in silenzio, mastica il primo boccone come se fosse la prima volta che scopri un sapore così buono, intenso, rotondo capace di farti stare così bene. Quello che provi è meraviglioso, è una danza, una goduria reale. Tu, in quel momento, esisti con quella emozione, ci sei e diventi quello che vuoi. Quando si parla di sacralità del cibo si intende proprio questo: la sua inspiegabile e miracolosa capacità di farti percepire l’infinito tuo essere; anche se si tratta “solo” cibo.

Il cibo diventerà te stesso e influenzerà la tua intera vita da essere umano sano o meno, forte e resiliente o meno. Noi, tutti diventiamo quello che mangiamo; è per questo che non può sfuggirci il potenziale che racchiude e che ci trasmette. Ed è anche per questo che dovremmo onorarlo e ringraziarlo e trattarlo con cura. Una cura che parla anche il linguaggio dell’allegria e della leggerezza perché è quello che siamo, allegri e leggeri, quando lasciamo andare, quando perdoniamo e ci perdoniamo. Allegri e leggeri. Almeno in vacanza ora, che è estate. Cerca di esserlo e fai il pieno. Quando rientri e tutto torna normale non sai che cosa ci sarà. Vale la pena di godersi il momento. Soprattutto quello che ha un buon profumo e un ottimo sapore.

BUONA ESTATE A VOI.

VI ASPETTO A SETTEMBRE. ABBIAMO ANCORA MOLTO DA SCAMBIARE.

IO CI SARO’.

GRAZIE